Lo stress è un’esperienza umana universale. A provocarlo possono essere esperienze spiacevoli: un licenziamento, una malattia in famiglia, un insuccesso. Ma anche quelle piacevoli (un avanzamento sul lavoro o un trasloco) possono essere stressanti.
Comunque tutte queste esperienze richiedono qualche tipo di adattamento o aggiustamento che talvolta risulta facile, altre volte e più difficile. Alcuni reagiscono male a certi tipi di stress altri se la cavano bene; alcuni hanno tempi e modi di risposta differenti a stress differenti. Le richieste ambientali, o fattori di stress, possono avere natura fisica (un intervento chirurgico) o psicologica (un divorzio). Possono essere intrinseche a una situazione (un colloquio di lavoro) o soggettive (andare al cinema per chi soffre di claustrofobia); possono essere universali (un terremoto) o peculiari di un individuo (l’esperienza di un ostaggio detenuto da sequestratori). Alcuni fattori di stress hanno natura fisica: mancanza di sonno, fame, rumore. Altri sono psicologici: eventi traumatici, difficoltà, esperienze spiacevoli, conflitti.
Ricerche effettuate negli anni Venti, condotte su esseri viventi e animali, scoprirono che il sistema nervoso autonomo in condizioni di stress accelera la respirazione e la frequenza cardiaca, restringe i vasi sanguigni, dilata la pupilla e aumenta la sudorazione.
Negli anni Cinquanta invece fu riconosciuta e descritta una modalità generale di risposta allo stress definita la “sindrome di adattamento generale” comune a tutti gli uomini, indipendentemente dalla causa specifica di stress e che può aiutare l’organismo a fronteggiare l’evento stressante secondo tre stadi.
Nel primo stadio l’organismo manifesta una reazione di allarme che si accompagna ai cambiamenti fisici già riportati.
Nel secondo stadio le persone si riprendono dalla reazione di allarme e cercano di affrontare la situazione di stress. In questo stadio le reazioni dell’organismo sembrano essere neutralizzate, ma si tratta di un’apparenza ingannevole: nello sforzo di resistere allo stress si consumano risorse emotive e fisiche.
Se la condizione di stress continua, la persona entra nel terzo stadio chiamato esaurimento, durante il quale è possibile che non si riesca più a resistere ai fattori di stress e che le risorse diminuiscano rapidamente.
Se il fattore di stress prosegue inalterato nella sua azione, le risorse dell’organismo diventano pericolosamente basse, e possono risultarne danni ai tessuti, disturbi, malattie. Benché l’esposizione a situazioni di stress gravi o durevoli causino spesso malattie o disturbi a lungo termine, non si deve generalizzare: non tutti gli stress sono uguali.
E comunque, l’uomo ha una risorsa straordinaria: l’adattamento. La capacità di adattarsi all’ambiente una chiave del successo e della sopravvivenza dell’intera specie umana. Ha permesso agli esseri umani di prosperare in un’ampia varietà di climi, di difendersi e rinascere dagli orrori della guerra e dai disastri naturali.
Malattie psicosomatiche: una risposta alle tensioni quando lo stress è duraturo e continuo le riserve di energia dell’individuo possono consumarsi, e condurre all’ esaurimento e alla malattia. Per esempio ulcera, emicrania, asma, eczema e ipertensione sono tutte malattie che sembrano provocate, almeno in parte, da stress psicologico. II legame tra stress e malattie si fonda su differenti ipotesi. Alcuni ricercatori sostengono che il tipo di malattia dipende da quale sia il sistema più debole o vulnerabile dell’organismo. Per esempio, incalliti fumatori che hanno sperimentato stress prolungato potrebbero sviluppare l’asma. Altri studiosi suggeriscono che le malattie si manifestano nel sistema più coinvolto nella risposta allo stress: un individuo può presentare un’iper-accelerazione del battito cardiaco, mentre un altro tende a produrre un eccesso di secrezioni acide nello stomaco. Queste differenti reazioni sembrano geneticamente determinate e danno conto di disturbi psicosomatici differenti.