8 marzo: Festa della donna, ecco un piccolo spaccato di quotidianità, per farsi un’idea di come si festeggia l’otto marzo e come sia vissuto da alcune donne. C’è chi la snobba, chi la festeggia. Chi la trova una ricorrenza importante, da celebrare con eventi culturali, chi un’occasione per ritrovarsi con le amiche in pizzeria, chi la reputa un buon pretesto per parlare di donne, chi per lucrare con la mimosa ed altri gadgets.
Come si festeggia l’Otto Marzo
Oggi ricorre la Festa della Donna e come quando si è bambini e si aspetta il proprio compleanno, credendo che in quel giorno tutto cambi e tutto possa accadere, così anche io in fondo, in fondo mi aspetto di vedere in quello specchio riflessa una fantastica.
Aspetto la telefonata, sicuro che mi chiama e mi dirà “Auguri alla fantastica donna della mia vita”. Ma la telefonata non arriva, che faccio, chiamo io, non chiamo, ma che razza di dignità della donna, ovvio chiamo io. ”Che fai, non mi fai gli auguri per la Festa della Donna?” “Ma che ci tieni a ‘ste cose? Comunque auguri.”
Insomma niente fiori, sono proprio sfortunata. Niente fiori per San Valentino perché non ci sono né principi né ranocchi, niente fiori per la Festa della Mamma perché se manca il primo elemento anche le conseguenze saltano, e niente mimose perché “mica ci tieni a ‘ste cose”.
Una sera Romantica
8 Marzo, arrivo in ufficio e trovo un trionfo di rametti gialli. Se fossi una mimosa sicuramente le donne mi starebbero sulle scatole. I movimenti femminili se la prendono tanto, giustamente, con lo stereotipo che vuole la donna sempre attraente, ammiccante, sessualmente disponibile. Lo stereotipo della madre amorevole o della donna che comunque si prende cura mi sembra desti meno preoccupazione. «Secondo te ha fatto più danni lo stereotipo della donna seducente o quello della donna accudente?» Lo chiedo al pacchettino di biscotti che mangio nella pausa pranzo, mentre sfoglio una delle mie riviste preferite. Il pacchettino di biscotti si lascia mangiare inerte, senza opporre resistenza e senza rispondere alla mia domanda.
Finito il lavoro mi preparo a tornare a casa dove mi attende il mio compagno per passare una serata insieme. Ormai è tradizione: lui ha organizzato una cenetta romantica a casa nostra. Tavola imbandita con fiori, champagne e candele. Ogni anno mi sorprende cucinando qualcosa di particolare e originale ed ogni anno penso a quanto sono fortunata ad aver trovato un compagno così affettuoso.
A cena con le Amiche
Non ho mai amato festeggiare la festa della donna, non per inutile snobbismo, ma perché una ricorrenza nefasta come la morte di molte operaie non può essere motivo di frivoli festeggiamenti.
Quest’anno particolarmente duro per me, non credevo assolutamente avrei dato spazio a questa stupida usanza di uscire con le amiche e svagarci in un giorno prestabilito, come se non potessimo farlo tutti gli altri 364 giorni!..ma invece l’ho fatto.
Abbiamo optato per una cena al ristorante Messicano, nostra tappa frequente, consce che non sarebbe stato affollato da orde di donne “ormonose”, non avendo spettacoli particolari in programma.
Così tra un bicchiere di sangria e un burrito de chili ho trascorso una serata in allegria. In questo devo dire che le mie amiche sono state eccezionali, loro sono il mio regalo per questa data.
Per quest‟anno faccio un bilancio positivo della giornata, pur continuando a non amare la sua commercializzazione.
La solita Routine
8 marzo ore 7.30. È la sveglia che mi ruba al sonno, come tutte le mattine. Colazione, toletta, mise da indossare preparata la sera prima e via. Il posto di lavoro lo raggiungo in 10 minuti d’auto. Il tempo di ascoltare una canzone in radio e di cantarla a squarciagola facendomi rendere conto di quanto sia fortunata ad essere felice di andare al lavoro.
Quattro ore intense. Particolarmente pesanti oggi. Ma sono passate. Oggi non c’è il marito a pranzo. Fa il “primo turno”. Posso mangiare senza mettere la tovaglia e apparecchiare la tavola “come si deve”.
Ho tante cose da fare. Ho l’imbarazzo della scelta: pulire i pavimenti, stirare, fare la spesa… Ma sono pochi i giorni in cui tornata a casa dopo il lavoro riesco a rimettermi in moto subito. Mi metto un attimo al computer, guardo la posta in arrivo, trovo gli auguri delle amiche… Eh già, è l’8 marzo.
“Grazie ragazze”.
Ho troppo sonno. Vado a letto e mi concedo una pennica di due ore! Ci voleva! Il risveglio pomeridiano, naturale, è il più bello. È come se la giornata ricominciasse di nuovo. Posso però alzarmi con calma e con altrettanta calma posso decidere a quale attività casalinga dare priorità. Oggi scelgo di fare la spesa e quando rientro a casa piena di sacchetti, il marito è sul divano. È rientrato da poco. Lo vedo stanco e abbacchiato. Giornataccia pesante anche per lui sul lavoro. Mentre sistemo la roba mi racconta un po’. Già che ci sono, preparo le lasagne per domani.
“Così, visto che a pranzo non ci sarò io perché finisco più tardi, hai solo da farle scaldare prima di andare al lavoro”. Mentre mi racconta si accorge all’improvviso di un ramoscello di mimosa sul tavolo finalmente un po’ sgombro e dice: “Che bello… da dove viene? Scusa, non ti ho fatto nemmeno gli auguri stamattina, ero in coma”, confermo che non è da lui dimenticarsi certe ricorrenze.
“Figurati!”gli rispondo sincera, “ci ha pensato il macellaio, la distribuiva a tutte le donne che compravano la carne. Sai”, continuo divertita, “anche la fruttivendola ha chiesto da dove venissero tutte quelle mimose in mano alle clienti commentando infine: «allora bisogna andare a comprare almeno un etto di prosciutto per farsi regalare le mimose, perché se aspetto mio marito…».
Mi ha fatto ridere. La signora avrà una settantina d’anni, continua a dispensare frutta e verdura ai suoi clienti e impartire ordini alle sue aiutanti, tra una battuta e una filippica sulla società che ci circonda, il tutto, rigorosamente in dialetto.
Nel frattempo le lasagne sono cotte. Vado a farmi una doccia mentre il marito si riposa. Stasera ci aspetta la seconda lezione di un corso enologico.
Auguri bella donna!
Mi sveglio col trillo di un sms inviato da una collega: “Auguri bella donna!”. E‟ uno dei tanti che ricevo nella giornata. E’l’8 marzo Festa della donna, la nostra festa ma non ho in programma nulla di speciale, anche se in passato era un‟ottima occasione per uscire con amiche che non vedevo durante l’anno. Mentre pranzo accendo la TV e tutti i programmi parlano di donne: “Violenza sulle donne”, “La discriminazione delle donne nell’ambiente di lavoro”, “Le lotte delle donne straniere”, “Le pari opportunità”. Ascolto. Mi sento fortunata, nessuna di queste problematiche mi tocca da vicino, e penso: “Quando arriverà il giorno in cui queste non saranno più notizie?”.
Con l’amica TV
Prima c‟era una persona importante, con la quale vivevo in simbiosi e prima ancora c‟era il lavoro, che mi “costringeva” ad essere impegnata, ma, per quanto mi ricordo, non ho mai fatto grandi festeggiamenti in questa giornata, anzi mi sembra triste festeggiare solo questa giornata e tralasciare tutti gli altri giorni.
Quindi adesso che rimango di più in casa la mia giornata è quasi scandita dai vari programmi televisivi e, perciò, è quasi successa una tragedia quando mi sono alzata ed abbiamo scoperto che non ci arrivava più il segnale della tv a pagamento.
Subito mi sono messa al televisore per tentare di risolvere il problema, ma, non sortendo alcun risultato, ho iniziato a telefonare per contattare il call center, naturalmente ho litigato con i vari operatori e, dopo diversi tentativi, sono riuscita a farmi ascoltare.
Nel frattempo ho ricambiato, via mail, i vari auguri che mi erano arrivati, ma non ho inviato le “solite” mimose e ho invece, spedito la foto di grandi girasoli, perché non mi piace fare le cose che fanno tutti ed anche perché, secondo me, i girasoli ispirano allegria.
Ormai era trascorsa la mattinata ed era arrivata l’ora di mangiare e, quindi, i programmi dell’ora di pranzo, con mia mamma seguo i vari programmi che si occupano dei problemi giudiziari e che invitano al pisolino successivo.
Pomeriggio… che si fa? Questo è stato occupato da alcune incombenze a cui assolvere tramite internet e, novità, a mia mamma è venuta voglia di fare la pasta e, quindi, anche io ho seguito la preparazione.
A me piace molto cucinare, soprattutto dolci, ma, per “sfortuna” dei miei famigliari, mi piace anche sperimentare, quindi li uso spesso come cavie.
Naturalmente la mia serata non è stata una di quelle cene che fanno molte donne in questa giornata e approfittano di questa occasione per dimostrare che sono pari agli uomini e si “divertono” a copiare tutto il “meglio” degli uomini e, quindi, non tralasciano alcun ingrediente, ma ci aggiungono pure lo spogliarello, maschile in queste occasioni.
Quando sono stata a letto, mi sono accorta che era passata la mezzanotte ed era praticamente finita la giornata dei festeggiamenti.
Qualcuna che leggerà quanto ho scritto, di sicuro penserà che non vivo una vita molta ricca di emozioni, in questo non posso affermare il contrario, anche se, devo dire che, proprio in quel giorno, non ho sentito la mancanza di qualcosa, soprattutto perché non mi è mai sembrato il caso di festeggiare, ma, alla fine, festeggiare cosa?
La tanto decantata parità con gli uomini?
Io non penso che esista, perché, da sempre sostengo che noi donne siamo superiori agli uomini, perciò dovremmo ricordarci e pensare a noi donne tutti i giorni dell’anno.
Mentre divagavo in questi pensieri, lentamente mi addormentavo, dolcemente accompagnata da quanto stavo sentendo alla televisione.
Ah, quanto concilia il sonno Bruno Vespa con il suo “Porta a porta”.