Gli antichi romani si abbandonavano a festeggiamenti, che richiamano il carnevale odierno, durante i “Saturnali”, feste dedicate al dio Saturno (divinità italica delle sementi), che iniziavano il 17 dicembre e si protraevano per sette giorni.
La festa veniva inaugurata a Roma, con un sacrificio solenne, seguito da un generoso banchetto pubblico.
Seguivano, poi, festeggiamenti di vario genere (gioco d’azzardo, allegre bevute, scambio di doni più o meno simbolici), che spesso sfociavano in eccessi.
Durante i Saturnali tutto era consentito, in particolare era in uso lo scambio dei ruoli, indossando gli abiti altrui; gli schiavi venivano, ad esempio, serviti dai liberti o da i padroni e potevano concedersi ogni libertà!
Con l’avvento del cristianesimo, il Carnevale continuò ad essere celebrato, ma perse il suo contenuto magico e rituale.
Durante il Medioevo, il clero tollerò le feste popolari, anche le più grossolane, come la festa dell’asino e la festa dei folli (feste popolari, caratterizzate da gare tra asini o, nel secondo caso, dalla celebrazioni di stravaganze, definite follie), i festeggiamenti del Carnevale avevano breve vita concentrandosi in soli due giorni, il giovedì grasso e la domenica, nel XV secolo Paolo II Barbo, amante delle feste e dei divertimenti, portò a nove giorni la durata del Carnevale.
Altra novità istituita da Paolo II fu inaugurare il carnevale con un sontuoso corteo in maschera che, in sintonia con il recupero umanistico della classicità, celebrava Dei ed eroi dell’Olimpo con il loro seguito di ninfe, fauni ed amorini, la grandezza di Roma e del sovrano pontefice.
Nel corso del XVI secolo il carnevale si svolse quasi regolarmente con mascherate, cortei di carri figurati, corse, giostre e fuochi d’artificio secondo un programma che i magistrati capitolini presentavano al pontefice per l’approvazione.
Altre novità furono l’introduzione del lancio dei confetti in sostituzione degli oggetti a suo tempo proibiti e negli spettacoli delle “giustizie”, esposizione dei condannati ed esecuzione delle pene, che avrebbero dovuto servire da ammonimento per quanti avessero voluto compiere atti criminosi durante il carnevale.
Durante i secoli, il Carnevale, ha stimolato anche la nascita di celebrazioni in forma di combattimento rituale, in cui venivano evidenziate le lotte fra varie parti di una stessa Città (quartieri, rioni, come ancor oggi avviene ad esempio nella battaglia delle arance di Ivrea), o fra classi sociali diverse dei cittadini.
Così durante il Carnevale prendevano piede le battagliole fra circoscrizioni, borgate in cui i gruppi provenienti da ogni ceto sociale si affrontavano a colpi di sassi, bastoni (oggi sostituiti da manganelli di plastica e, negli ultimi anni, dalla schiuma da barba), mentre i signori duellavano “elegantemente” dentro i palazzi.
Più tardi
presero piede le maschere, che consentivano anche ai poveri di fingersi ricchi e potenti grazie a semplici travestimenti e scambi di ruoli mentre fra i nobili si organizzavano giochi di origine cortese dov’era importante dimostrare grande prodezza nell’utilizzo delle armi.
Anche l’uso di gettare i coriandoli è molto antica: una volta erano fatti con i semi di una pianta chiamata, appunto, “coriandolo”, questi semi venivano tuffati nel gesso e poi lasciati seccare.