La sola parola Carnevale fa andare il nostro pensiero a una pioggia di coriandoli e a tanti abiti stravaganti e colorati. sono proprio le maschere infatti a creare le atmosfere più belle del Carnevale.
Tutti i bambini in questo periodo si mascherano con gli abiti dei loro personaggi preferiti.
Alle maschere tradizionali si sono aggiunti Spider Man, Power Rangers, Robin Hood, dolci damine con vaporosi vestiti di merletto… ma non è stato sempre così, soprattutto perché una volta a mascherarsi erano gli adulti!
Già dia tempi primitivi gli uomini usavano delle maschere per il viso che riproducevano smorfie ed espressioni terribili per spaventare i nemici.
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L’uso invece di cambiarsi gli abiti e impersonare stravaganti figure risale alla fine del 1300: una novità della moda francese.
Lo stesso re di Francia, Carlo VI, volle inaugurare l’usanza con uno splendido costume fatto di piume variopinte tenute insieme dalla pece, ma… per poco non gli costò la vita, perché una torcia appiccò fuoco al vestito.
Le maschere diventarono a Napoli il simbolo delle tante corporazioni di mestieri, dai “setaioli” ai “tarallari” fino ai “pescivendoli”.
A Venezia, invece, portare la maschera sul volto divenne il modo di vestire tipico di alcune ore del giorno e per particolari avvenimenti mondani.
Poteva essere indossata durante i sei mesi dall’autunno alla primavera, ed era un simbolo di eguaglianza perché potevano portarla sia nobili sia plebei.
Da allora comunque si diffuse la tradizione di mascherarsi e i costumi più famosi in tutto il mondo furono quelli italiani di Arlecchino, Brighella, Pantalone, Colombina, ecc. che erano portati in tutta l’Europa da compagnie di attori girovaghi che recitavano “a soggetto”: quella che fu chiamata “la Commedia dell’Arte”, che si diffonde poi in tutta Europa.
I suoi attori sono professionisti e recitano nelle piazze seguendo una traccia, detta canovaccio, che indica la trama della commedia.
Le battute sono improvvisate dagli attori che non solo recitano ma cantano, ballano e fanno acrobazie; indossano maschere e un abbigliamento che li rende facilmente riconoscibili.
In teatro mantennero a lungo questa caratteristica, finché il declino della commedia dell’arte li allontanò pian piano dai palcoscenici per limitare la loro presenza nei teatri dei burattini e nelle sfilate di carnevale.
Le maschere più belle di Carnevale
Pulcinella
Pulcinella, il simbolo di Napoli che indossa un camicione bianco con larghi pantaloni bianchi, ha un cinturone nero in vita, il ventre sporgente scarpette nere, un cappuccio bianco in testa e una grossa maschera al viso che lascia scoperta sola la bocca; ha un naso ricurvo, le rughe sulla fronte e un espressione al quanto inquietante, le scarpe sono grosse e nere e porta un paio di strani calzini rosa.
Egli è un servo furbo e pigro, ha una tonalità di voce stridula e acuta, cammina in maniera goffa, gesticola in modo eccessivo, tanto che quando deve mostrare la sua gioia, lo fa in maniera plateale e senza risparmiare le sue energie vitali comincia a saltellare, danzare, cantare e gridare.
Ama vivere alla giornata sfruttando la sua astuzia, difatti è pronto a girovagare tutto il giorno per i vicoli e i quartieri di Napoli e ad adeguarsi a qualsiasi situazione che l’occasione richiede: ora è un abile impostore ora un ladro, ora un ciarlatano oppure un povero affamato o un ricco prepotente.
È spontaneo, semplice, simpatico, divertente, chiacchierone, dispettoso, avventuriero, generoso, malinconico, credulone, combattivo e inaffidabile, ha un carattere pauroso e mutevole ed è sempre alla disperata ricerca di cibo.
Nonostante spesso sia oggetto di crudeli e pesanti bastonate, è amato da tutti, anche dai suoi padroni, che ne apprezzano la simpatia e il carattere amabile.
Sa essere molto egoista e quando vuole si trasforma in un gran bastonatore.
Il suo nome deriva dal dialetto napoletano, “polece”, cioè pulce, oppure “pulcinello”, piccolo pulcino e probabilmente tra tutte, è la maschera più amata dai bambini, che la trovano divertente e strampalata.
Pantalone
Pantalone, ricco e avaro mercante veneziano, indossa il vestito tipico da venditore: sopravveste nera, cappello senza tesa anch’esso nero, pantaloni, casacca e calze rosse, ciabatte senza tacco con punte all’insù.
È una maschera veneta della città di Venezia.
Indossa un camicione e una calzamaglia rossi, sopra i quali porta un mantello nero.
Ha una cintola in vita e una maschera nera gli copre il volto.
Un berretto di lana alla greca e ai piedi indossa un paio di pantofole gialle alla turca con la punta all’insù.
È vecchio e brontolone, burbero di carattere e piuttosto avaro, come l’antico mercante veneziano che in realtà impersona.
L’unica cosa che davvero gli interessa è il suo denaro e il commercio.
Le uniche che in qualche modo riescono a raggirarlo, sono la moglie e la figlia.
Colombina
Colombina, civettuola vanitosa, è sempre impegnata a farsi bella per far invaghire Arlecchino.
È veneziana ed è riconoscibile per i capelli biondi e ricci, il vestito a strisce bianche e blu, il soprabito rosso e delle ballerine con un fiocchetto azzurro.
Unica donna tra tanti uomini, Colombina, nota anche come Corallina o Smeraldina, proviene come Pantalone da Venezia.
È una simpatica servetta, sveglia, furba, vivace, bugiarda, un po’ pettegola è affezionata alla sua padrona Rosaura altrettanto giovane e graziosa, e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su imbrogli.
Non sopporta i vecchi avari e brontoloni come Pantalone e non esita a schiaffeggiare chi manca di rispetto a lei o alla sua padrona.
Molto graziosa, normalmente non porta la maschera e indossa un abito semplice strisce bianche e blu con delle balze sul fondo e un grembiule verde arricciato su un fianco con qualche toppa.
Porta sempre una cuffietta bianca sul capo.
Arlecchino
Arlecchino, originario di Bergamo, rappresentò nel teatro del 1550 la maschera del servo apparentemente sciocco, ma in realtà dotato di molto buon senso, lazzarone e intrigante.
Ghiotto, sempre pieno di debiti ed opportunista, rappresenta il simbolo di colui che si adatta a qualunque situazione ed è disposto a servire chiunque, pur di ricavarne dei vantaggi.
Alle sue prime apparizioni indossava un abito bianco, che divenne poi di tutti i colori a forza di rattopparlo, una maschera nera e un cappello bianco o nero.
Alla cintura porta infilato il “batocio”(bastone) e la “scarsela” (borsa), sempre vuota.
Brighella
Brighella nasce a Bergamo ed è una maschera che sembra essere comparsa prima del Medio Evo.
Inizialmente era un servo furbo ed intrigante; vivace, chiacchierone, coraggioso, combina guai, attaccabrighe, è, tra tutti, il più litigioso.
Indossa una giacca e un pantalone decorati con galloni verdi, il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera è nera, ha un paio di calzoni bianchi ed un cappello nero simile a quello di un cuoco.
Sa suonare e cantare molto bene e, nonostante il suo atteggiamento un po’ fanfarone ed arrogante, è sostanzialmente fedele e altruista.
Meneghino
Meneghino è la maschera tipica milanese e non è certamente tra le più note.
È nata alla fine del 600.
Porta il tricorno, un cappello con tre punte, la parrucca con un codino, la giacca lunga rossiccia e marrone, i calzini in cima al ginocchio verdi e in fondo le calze a righe rosse e bianche.
Sotto la giacca indossa una camicia gialla con ai bordi del pizzo e un fazzoletto intorno al collo.
Le scarpe sono marroni, dalla forma antica, con una fibbia dorata secondo la moda settecentesca.
Il suo vero nome è Domenico, mentre il diminutivo è Domeneghin.
Personifica la maschera milanese che risponde, sempre pronto, alle domande spiritose e al quale piace prendere la vita per il giusto verso anche quando le cose vanno un po’ male.
Gianduia
Gianduia è una delle maschere più antiche, nata a Torino nel 1798.
Gianduia è un borghese, un galantuomo, attento alle buone maniere e amante del buon vino e della buona cucina. Adora le feste paesane e la vivacità della gente.
Indossa una giacca marrone, un panciotto giallo, calzoni verdi, calze rosse; ha un cappello a forma di tricorno e porta la parrucca col codino, secondo la moda del XVIII secolo.
Per la città di Torino è praticamente un’icona, tanto che dal suo nome deriva il nome dei famosi cioccolatini che proprio là vengono prodotti.
Dottor Balanzone
Dottor Balanzone avvocato di Bologna, è la maschera più chiacchierona e saccente di tutte.
Le sue sentenze e i suoi consigli sono sempre farciti di latinismi storpiati (il cosiddetto “latino maccheronico”) e paroloni grossi, tanto da lasciare la gente interdetta e a bocca aperta (chissà se questo accade perché nessuno lo capisce veramente?!).
Da vero emiliano adora la buona cucina e i lauti pranzetti.
E’ un personaggio burbero e brontolone che fa credere di essere un grande sapiente, ma molto spesso truffa la gente. La storia dice che è un avvocato e un professore che ha studiato all’Università di Bologna.
Come usavano le persone colte dell’epoca indossa un abito nero e sopra una lunga toga nera dalla quale spuntano solo un grosso colletto bianco e i polsini bianchi ed in testa porta un capello di feltro a tese larghe, nero.
Porta una grossa cintura in vita alla quale appende un fazzoletto bianco o un pugnale e sottobraccio porta sempre un grosso librone, simbolo della sua “cultura”.
Stenterello
Stenterello originario della Toscana, è una delle maschere tipiche della tradizione italiana.
Indossa una giacca blu con il risvolto delle maniche a scacchi rossi e neri, un panciotto puntinato verde pisello e dei pantaloncini scuri e corti.
In testa porta un cappello a barchetta nero e una parrucca con il codino.
La sua dote migliore è la generosità poiché è sempre pronto ad aiutare chi ne ha bisogno.
Arguto, saggio, dotato di una buona dose di ottimismo riesce sempre ad affrontare con coraggio e determinazione le situazioni avverse.
Un po’ “mani bucate”, è spesso ricercato dai suoi creditori.
Rugantino
Tra le maschere più belle di Carnevale, infine, non può mancare Rugantino è un personaggio che nasce nel Lazio, ha un caratteraccio, è scortese e scorbutico.
Indossa un paio di calzoni ed una giacca lunga rossi, il panciotto colorato e le calze a strisce.
Porta un grosso cappello stile gendarme.