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Neomamma: dubbi e timori

neomammaNon c’è neomamma che non si preoccupi,  non sia colta da qualche piccolo dubbio o incertezza, da un quesito irrisolto. Il latte sarà abbastanza o è meglio predisporre un’aggiunta? Perché il bimbo non cresce come da tabella, dorme troppo o come mai si agita nel sonno? Ecco le risposte.

1. Il piccolo ha due settimane di vita, ma non ha ancora recuperato del tutto il peso alla nascita: devo dargli l’aggiunta di latte?

Nella prima settimana di vita, la maggior parte dei neonati cala di peso, fino al 10% (per esempio, da 3000 g può scendere a 2700 g), soprattutto per l’eliminazione di liquidi attraverso le urine, il meconio e poi le feci vere e proprie. E’  un evento fisiologico, necessario per il loro metabolismo. Questa la regola generale. In realtà, il processo può prolungarsi anche per due o tre settimane.

Dunque, prima di decidere l’opportunità di un’aggiunta di latte, toccherà al pediatra valutare la situazione e soprattutto le cause che la determinano. Se, nonostante il ritardo, la curva del peso è in via di recupero, la mamma non ha motivo di preoccuparsi, né di procedere all’integrazione. Che, al contrario, dovrebbe essere prescritta in casi particolari: se il piccolo non recupera dopo il tempo indicato dal pediatra caso per caso, ha un calo fisiologico eccessivo (appunto maggiore del 10-15 % del suo peso alla nascita) o, ancora, tende a succhiare una quantità troppo ridotta di latte. Le aggiunte di latte artificiale andrebbero, invece, evitate solo per farlo dormire di notte o permettere a persone diverse dalla mamma di alimentarlo. Se non necessarie, infatti, rischiano di compromettere prematuramente la produzione di quello materno, fino a interromperla del tutto.

2. II neonato ha già un mese, ma è molto pigro quando succhia e spesso si addormenta: c’è forse qualcosa che non va?

La durata del sonno equivale, in media, a circa il 60% della giornata, pur variando da bambino a bambino. Dunque è normale che il piccolo riposi quasi ininterrottamente tra una poppata e l’altra.

Anche se dorme mentre mangia, non c’è motivo di preoccuparsi: l’abitudine potrebbe essere dovuta a una componente caratteriale o a un momento particolare del suo sviluppo. Quando è troppo “pacioccone”, la mamma può sempre stimolarlo, svegliarlo, accarezzarlo, stringerlo a sè.

Tutto nella norma, quindi, a condizione che il neonato aumenti di peso regolarmente. Solo in caso di una crescita inferiore a 100 g alla settimana, occorre rivolgersi al pediatra, che dovrà controllare la quantità di latte assunto (doppie pesate) ed eventualmente prescrivere delle analisi.

neomamma23. Mio figlio ha avuto l’ittero alla nascita ed è stato tenuto in termoculla tre giorni. Ora ha due settimane: potrà riportare problemi in seguito?

Direi proprio di no. L’importanza dei piccoli “eventi” dei primi giorni di vita è stata molto enfatizzata negli anni ’60 e ’70. Ora si tende a ridimensionarne la portata: sono sì fatti di cui tenere conto, ma che quasi mai lasciano tracce, grazie all’elasticità dell’essere umano sia nei comportamenti, sia nelle strutture cerebrali. Questo discorso vale anche per l’ittero nel neonato, ossia il colore giallo assunto da pelle e mucose, dovuto all’accumulo di bilirubina nel sangue.

In genere, si tratta di un fenomeno fisiologico (interessa un bambino su due), che si manifesta dopo 2/3 giorni di vita e si protrae per circa 7/10. Nella quasi totalità dei casi, regredisce spontaneamente. E non c’è da preoccuparsi se il pediatra decide di sottoporre il neonato alla fototerapia (come accade a un piccolo su 10), quando i valori della bilirubina salgono più del previsto. L’importante è che il disturbo non sia accompagnato da altri sintomi.

4. A tre settimane di vita, noto piccole macchie rossastre sul pannolino della mia bambina: servono controlli particolari?

La presenza di macchie rosa o dal caratteristico aspetto color “polvere di mattone” sul pannolino a un fenomeno abbastanza diffuso. E’ dovuto alla reazione chimica che si verifica tra cristalli di urati (cioè sali) provenienti dalla pipi del bebè e alcuni componenti assorbenti del pannolino. Il fenomeno, che non è affatto patologico e non richiede accertamenti, può comparire sia nei maschietti che nelle femminucce, soprattutto d’estate, quando la perdita di liquidi è maggiore, le urine più concentrate e non eliminate con la dovuta rapidità. Se, al contrario, il pediatra identifica del sangue, bisogna procedere a ulteriori analisi.

neomamma35. Il mio piccolo, di una settimana, presenta lievi tremori o scatti specie nel sonno: è normale?

Si tratta di movimenti del tutto involontari, che interessano soprattutto gli arti: non di rado, mentre dorme, il bebè muove all’improvviso e in modo scoordinato le braccia, alzandole, oppure scalcia e allunga le gambine.

Non c’è nulla da temere, perché questi “scatti” scomposti vanno attribuiti alle prime attività di un sistema nervoso ancora “immaturo”. Dunque, sono destinati a scomparire con la crescita. Se questi episodi avvengono quando il bimbo ha la temperatura elevata, potrebbero essere convulsioni febbrili. Niente di grave, ma il pediatra deve, comunque, tenerle sotto controllo. Solo in caso di gravi difficoltà alla nascita o di sviluppo, diventa consigliabile un elettroencefalogramma.

6. Ha spesso il singhiozzo dopo la poppata: può essere un problema di formula?

Il singhiozzo è un disturbo molto comune nei neonati ma, a differenza degli adulti, non è fastidioso. A causarlo è la contrazione involontaria e ripetuta del diaframma, il muscolo orizzontale che separa gli organi del torace da quelli dell’addome e ha il compito di regolare la respirazione. A cui si aggiunge un coordinamento dei riflessi di stomaco e intestino ancora immaturo ed estremamente delicato, che si perfezionerà nei mesi successivi.

Il singhiozzo può apparire anche più volte al giorno, specie al cambio del pannolino o dopo la poppata. A indurre il piccolo a ingerire una quantità eccessiva di aria non è la formula, ma quasi sempre il flusso del latte troppo rapido o, al contrario, troppo lento. Responsabili la postura scorretta del piccolo durante l’allattamento, la sua eccessiva voracità o il biberon con buchini troppo minuscoli o modificati dal riscaldamento, la tettarella usurata…

In ogni caso, il singhiozzo si risolve spontaneamente in pochi minuti, senza conseguenze per la salute del bebè. La mamma può limitarne la comparsa, facendo attenzione che, durante la poppata, il bimbo non ingerisca troppa aria, tenendolo in posizione obliqua (in modo che la tettarella sia sempre piena di latte), se utilizza il biberon o rallentando il ritmo se allatta al seno.

gemelli7. Ho due gemelli e non so se ce la faccio ad allattarli entrambi perché hanno ritmi sonno-veglia diversi: devo sempre assecondarli o posso allattarli contemporaneamente, svegliando uno dei due?

La capacità di effettuare la poppata in “simultanea”, più rapida e proficua, si acquisisce con il tempo e l’esperienza. Ma non è sempre possibile.

La mamma deve, quindi, valutarne l’opportunità a seconda dei casi e delle situazioni, sempre facendosi guidare dal buon senso e da una certa elasticità: per esempio, quando serve, può avvalersi dell’aiuto e del supporto del papà, della nonna e degli altri familiari. A volte deciderà di allattare i piccoli separatamente, altre ne sveglierà uno. Se, infatti, è bene adeguarsi, quando possibile, ai ritmi dei bambini, è altrettanto opportuno tutelare la tranquillità della mamma e, in generale, della famiglia.

8. Sono appena stata dimessa dall’ospedale e noto che il mio piccolo, nonostante le temperature abbastanza miti di questo periodo, ha sempre mani e piedi freddi e un po’ bluastri. Devo coprirlo maggiormente?

Le estremità fredde nel neonato sono un fenomeno fisiologico, dovuto a difficoltà della microcircolazione periferica, tipiche di questa fase di adattamento dell’organismo. La mamma, quindi, non dovrebbe considerare la temperatura degli arti superiori e inferiori, ma quella della testa e del corpo, rassicurandosi, se questa e a livelli piacevoli e il piccolo mangerà e digerisce bene. Resta vero che il neonato soffre freddo e/o caldo più di un bambino grande o di un adulto e, dunque, va protetto con particolare cura soprattutto dagli sbalzi ambientali, vestendolo in modo corretto e facendolo soggiornare in locali con temperatura e grado di umidità adeguati.

Un accorgimento per capire se il bambino ha freddo o caldo: toccarlo con le mani, possibilmente non gelate, dietro al collo. Se è sudato, significa che fa caldo o è troppo coperto. La soluzione migliore, da calibrare a seconda delle stagioni? Optare per indumenti “a strati”, leggeri sotto e pesanti sopra, in modo da regolare la sua temperatura, anche nel passaggio da un ambiente aperto a uno chiuso.

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