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Orologi da regalare per fare bella figura

Consigli e regole per scegliere gli orologi da regalare per fare bella figura. Alta tecnologia, grande precisione, raffinata eleganza e soprattutto praticità.

orologi-da-regalareUna regola importante per acquistare un orologio e che non bisogna mai comprare dai venditori ambulanti: nel migliore dei casi si tratterà di un orologio privo di valore, destinato a rompersi. Nel peggiore, oltre a essere di pessima qualità, sarà l’imitazione di un modello famoso.

Altra regola: in mancanza di un negoziante di fiducia, è importante dare la preferenza alle grandi marche. Resta legittimo un solo dubbio, perchè gli orologi che hanno un marchio famoso costano cari, quando non carissimi, mentre gli altri sono decisamente economici? La risposta è semplice, la differenza qualitativa è elevata. Quando il prezzo è più contenuto, più che di veri orologi bisognerebbe parlare di accessori, un gioco creativo di stile, da mutare con capricciosa allegria.

Altro consiglio, quando dovete acquistare orologi da regalare per fare bella figura, scegliete un orologio automatico. Viene naturale chiedersi perchè mai si dovrebbero spendere somme considerevoli per un orologio automatico quando gli orologi al quarzo sono meno costosi?
Con tutto il rispetto per il quarzo (che è molto più preciso, ma dopo una ventina d’anni invecchia irrimediabilmente) gli orologi meccanici possono durare secoli, se vengono periodicamente sottoposti a manutenzione.

Orologi da regalare per fare bella figura

Come nasce l’Orologio gioiello

I modelli di orologi montati su bracciale che compaiono alla fine del Settecento sono gli eredi degli orologi gioiello rinascimentali, veri e propri capolavori in miniatura che potevano avere dimensioni così esigue da essere facilmente incassati nei pomi dei bastoni e nelle else delle spade, incastonati sugli anelli o usati come ciondoli. I pochi, ma significativi, esemplari di orologi giunti fino a noi più o meno intatti si possono oggi ammirare in alcuni dei maggiori musei dedicati alla storia dell’orologio. In uno dei più prestigiosi, il Museo dell’orologeria di La Chaux-de-Fonds (Svizzera), sono esposti, per esempio, un esemplare di orologio del 1648 costruito da Johann Ulrich Schmidt ad Augusta (Germania) e una splendida croce d’oro con un orologino incastonato, risalente agli stessi anni. Per quanto riguarda il Settecento, si sa che alla fine di quel secolo una ditta di Ginevra inaugurò la moda di produrre bracciali con un orologio incastonato nel fermaglio. Questi modelli avevano spesso una cassa ovale e allungata oppure ottagonale, con il bilanciere ornato di pietre preziose in vista che sormontava un quadrante smaltato con lancette in acciaio. Tipici dell’Ottocento, invece, furono bracciali piuttosto larghi e massicci, dotati di appositi alloggiamenti a cupola nei quali venivano inseriti orologini tondi da donna.

Quegli antichi esemplari furono pensati in origine come orologi da tasca, che solo in un secondo momento venivano agganciati a cinturini. Questa differenza, apparentemente minima, è in realtà piuttosto rilevante. Basterà pensare, per esempio, alla posizione del quadrante rispetto al cinturino per rendersi conto che, negli orologi da tasca, per così dire “trasformati”, l’asse su cui si trovano le ore 6 e le ore 12 era disposto in parallelo al braccio e non perpendicolarmente come negli attuali modelli da polso, rendendo dunque più complicata la lettura dell’ora. A livello di meccanismo, invece, le somiglianze erano molte, perlomeno all’inizio, e nella maggior parte dei casi anche i componenti erano i medesimi: uguali i ruotismi, il sistema di carica, lo scappamento e l’organo regolatore (bilanciere e molla a spirale). In seguito, tuttavia, le ditte specializzate nella produzione di orologi da polso introdussero tutta una serie di modifiche che allontanarono questa tipologia da quella delle cosiddette “cipolle”, e furono anzi queste ultime a godere delle innovazioni introdotte nei sempre più sofisticati meccanismi degli orologi da polso. Se però i meccanismi erano gli stessi, viene spontaneo domandarsi perché l’orologio da polso non sia comparso prima, visto che poteva benissimo essere fabbricato avvalendosi delle tecnologie già note nell’Ottocento. La risposta è che esso giunse al momento giusto, cioè quando i ritmi di vita si velocizzarono, rendendo indispensabile avere sempre a portata di mano uno strumento facilmente consultabile, senza dover prima slacciare cappotti o togliere guanti e senza perdere, nel corso dell’operazione, del tempo prezioso.

L’idea dell’Orologio con Cinturino

Forse non tutti sanno dell’importanza del ruolo delle donne nella nascita dell’orologio da polso. All’origine di tutto pare che vi sia stata una sconosciuta signora ottocentesca che si trovava in un parco con suo figlio. Per evitare che il bambino si mettesse a giocare con il prezioso orologio che portava appeso a una catenina, si attorcigliò quest’ultima intorno al polso. Un passante, vista la scena, si rese conto dell’inconsapevole genialità di quell’idea e, una volta a casa, saldò un gancio alla cassa della sua cipolla e la trasformò in un orologio da polso. Leggenda o realtà che sia, questa storia ben illustra l’esigenza di avere a disposizione uno strumento più comodo e pratico del gioiello che veniva appeso alla catenina, alla cintura o al bracciale, prezioso ma certamente poco adatto alle esigenze della vita quotidiana.

Dall’Orologio da taschino all’Orologio da polso

Negli anni Dieci e Venti del secolo scorso l’orologio da polso entra in quella che viene definita la sua fase sperimentale. Si assiste alla nascita dei primi modelli realizzati e costruiti apposta per essere portati al braccio ma tuttavia, contemporaneamente, si continuano a usare gli orologi da tasca, che spesso sono convertiti in orologi da polso attraverso l’aggancio a un cinturino di cuoio. Inizialmente l’orologio cipolla viene incastrata in una sorta di tasca circolare posta al centro di un cinturino di cuoio, come nell’orologio a fianco. Un successivo passaggio verso l’orologio da polso vero e proprio è quello di dotare l’orologio cipolla di due ampie anse metalliche, all’interno delle quali si fa scorrere il cinturino. L’asse delle ore 6 e delle ore 12 diventa però parallelo al braccio, rendendo più difficoltosa la lettura dell’ora; i modelli con le anse poste verticalmente hanno invece il difetto di rendere meno agevole la carica tramite la corona. Il passo finale dell’evoluzione verso l’orologio da polso è quella di spostare la corona di carica in corrispondenza delle ore 3: il quadrante dell’orologio assume finalmente la fisionomia a noi familiare.

Il grande successo dell’Orologio automatico

Nel 1910 i cataloghi delle ditte svizzere destinavano uno spazio sempre maggiore agli orologi da polso e, quattro anni dopo, durante l’Esposizione nazionale svizzera, a un Rolex a cassa tonda con un movimento che non superava i 25 millimetri di diametro fu assegnato il certificato di classe A dell’Osservatorio astronomico di Kew, prestigioso istituto scientifico inglese; per la prima volta un orologio da polso era considerato un ottimo cronometro, al pari di quelli da tavolo o da marina. Solo dopo il 1930, però, si ebbe un cambiamento radicale nell’atteggiamento dei maestri orologiai, anche se già nel decennio precedente, quando ancora il pubblico usava contemporaneamente sia i modelli da polso sia quelli da tasca, le ditte avevano avviato quella che potremmo definire un’interessante fase di sperimentazione, che permise all’orologio da polso di raggiungere una perfezione nel meccanismo e nei suoi componenti assolutamente impensabile nel secolo precedente.

Nella seconda metà degli anni Venti venne prodotto in serie il primo orologio automatico dotato di sistema Harwood, mentre del 1927 è il primo esemplare impermeabile creato dalla Rolex: il primo di una lunga serie di orologi sportivi che hanno tra le caratteristiche principali la praticità. L’orientamento delle case produttrici divenne dunque quello di dare all’orologio da polso precisione ma anche robustezza e resistenza, attraverso continue innovazioni. Ancora nel 1933 fu messa a punto la molla di carica Nivaflex: ideata da Reinhard Straumann, era realizzata in acciaio inox e durava più a lungo dell’orologio stesso, oltre a essere antimagnetica, infrangibile e allo stesso tempo elastica. Venne anche risolto il problema della resistenza agli urti. Da questo momento, e sempre più spesso, nei manifesti pubblicitari delle ditte costruttrici di orologi si possono leggere parole come antimagnetico, impermeabile, infrangibile, inossidabile e automatico. In effetti gli orologi da polso sono ormai diventati affidabili, precisi, robusti. Inoltre, inspiegabilmente, più la cassa si rimpicciolisce e si appiattisce, più i meccanismi sono complicati.

Omega e gli Orologi per aviatori e militari

Nell’Ottocento, gli orologi da polso, o meglio gli orologi gioiello, erano accessori dell’abbigliamento femminile e, in quanto tale, dovevano sottostare ai capricci della moda. Gli orologi da polso continuarono a essere pensati come accessori puramente estetici, e quindi femminili, fino agli inizi del Novecento, quando tuttavia si cominciò a fare eccezione per gli uomini impegnati in attività pericolose, come i militari e gli aviatori, per i quali erano strumenti indispensabili. I primi modelli da polso per uomini, infatti, furono realizzati per l’esercito. Nel 1904, la ditta Omega usò la testimonianza di un ufficiale per reclamizzare i suoi modelli sull “ Uhrmacher-Zeitung” (letteralmente, il giornale dei fabbricanti di orologi). Convinto della necessità di sincronizzare i movimenti dei suoi uomini durante le operazioni di guerra, il militare li aveva infatti dotati di alcuni orologi da polso Omega. Con sua sorpresa, quei modelli resistettero perfettamente a diversi mesi di servizio a cavallo, nonostante fossero sottoposti a continue sollecitazioni e sbalzi climatici. Alla fine, la sua considerazione fu che l’orologio da polso era parte indispensabile dell’equipaggiamento militare da campo. Durante la prima guerra mondiale (1914-1918), l’orologio legato al polso non fu più appannaggio solo degli ufficiali, ma anche dei soldati semplici: Cartier produsse appositamente per l’esercito americano un modello chiamato “Tank”, mentre un altro orologio popolare all’epoca era un calibro 13 con quadrante luminoso.

Cartier e Longines: gli Orologi cronometro

All’ingegno di Cartier si deve un modello di orologio prodotto prima della Grande Guerra, nel 1904, per il pioniere brasiliano dell’aria Santos Dumont. Tra il 1880 e il 1920, infatti, le attività sportive furono un altro importante motore di spinta alla produzione di orologi da polso pratici, affidabili e resistenti. Per fare un altro esempio basterà ricordare che nel 1927, quando l’aviatore Charles Lindbergh compì la sua trasvolata atlantica a bordo del monomotore Spirit of Saint Louis, aveva al polso un cronometro uscito dai laboratori della Longines, la pubblicità per la casa costruttrice fu tale che, ancora oggi, molti fanno risalire a quell’anno il momento in cui l’orologio da polso prese il sopravvento su tutti gli altri modelli, anche se l’effettivo sorpasso avvenne di lì a pochi anni.

Rolex e il primo Orologio subacqueo

“Oyster” è il nome del primo orologio subacqueo creato dalla Rolex e testato dalla nuotatrice Mercedes Gleitzes, che lo portava al polso quando, nel 1927, compì la traversata del canale della Manica: il meccanismo rimase immerso nell’acqua per ben quindici ore senza che neppure una goccia penetrasse tra gli ingranaggi. Il nome del modello è ispirato all’ostrica, che vive nel mare a notevoli profondità e resiste alle forti pressioni dell’acqua. Innovativo dal punto di vista tecnico e dal design estremamente moderno, l’orologio presenta una cassa ottagonale che incornicia un quadrante in smalto bianco, sul quale spiccano le cifre arabe scritte in grandi caratteri neri. Le lancette sono in acciaio; nella parte inferiore della mostra è posizionato un piccolo quadrante con la lancetta dei secondi.

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