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Protezione solare: Intervista doppia al Farmacista e al Dermatologo

Sta arrivando l’estate e il sole bacia la pelle. Non è necessario però evitare le attività all’aria aperta se si applica una buona protezione solare. Ma sarà abbastanza affidarsi al senso comune? Per sfatare ogni dubbio abbiamo realizzato un’intervista doppia al medico dermatologo Grasso Vincenzo e al Dott. Farmacista De Luca Vito Antonio sui modi migliori per proteggersi sotto il sole estivo e pre-estivo.

Che cosa significa SPF e come si fa a capire qual è l’adeguato livello di protezione solare per la propria pelle?

Risponde il Dr Grasso Vincenzo, DERMATOLOGO Risponde il Dott. Farmacista De Luca Vito Antonio
L’acronimo SPF si riferisce al sun protection factor, ovvero il fattore di protezione di un prodotto solare. Tale indice di protezione si utilizza per valutare la capacità dei filtri solari contenuti in un fotoprotettore di prevenire l’eritema indotto da ultravioletti (UV).
Quanto più alto è il valore relativo all’SPF, tanto maggiore è il potere protettivo nei confronti dei raggi UV (ad esempio, SFP 20 vuol dire capacità di filtrare 20 volte, SFP 50 vuol dire capacità di filtrare 50 volte, e così via).
La scelta dei fattori di protezione dipende innanzitutto dal fototipo del soggetto, ma anche dall’età, dalla presenza di eventuali patologie dermatologiche associate e/o dalle caratteristiche chimico-fisiche della cute, nonché dalla zona geografica di esposizione (livello di insolazione, altitudine, latitudine).
Il fototipo, in particolare, identifica il tipo di risposta della cute alle radiazioni solari, dipendente largamente da alcune caratteristiche fisiche determinate geneticamente (colore dei capelli e degli occhi, carnagione, presenza di efelidi e lentiggini) e alla capacità dell’individuo di ottenere un’adeguata pigmentazione cutanea in seguito all’esposizione alla radiazione UV.
Il Fattore di protezione solare (SPF) è un indice numerico che rappresenta il rapporto tra la dose minima di radiazione solare in grado di scatenare una reazione eritematosa su un soggetto, misurata in presenza e assenza di protezione solare.
Nella scala di misura COLIPA (Europea) i valori di SPF vanno da 6 (basso) a 50+ (massimo) e rappresentano solo la protezione alle radiazioni UVB quindi non rappresentano adeguatamente la protezione verso l’intero spettro della radiazione solare.
La scelta del SPF dev’essere effettuata tenendo conto di numerosi fattori, quali la sensibilità di ciascun individuo al sole (fototipo), l’intensità della radiazione (latitudine, ora del giorno, nuvole, potere riflettente dell’ambiente es. neve, sabbia), le proprie aspettative (abbronzatura graduale o rapida) e dev’essere basata anche sulla precedente esperienza di ciascun soggetto alle diverse condizioni climatiche e ambientali.

CURA DELLA PELLE: LEGGI 5 CONSIGLI PER UNA PELLE SANA

Quali prodotti o tipologia di prodotti consiglierebbe per una protezione sia contro i raggi UVA che quelli UVB? Quali sono le differenze?

Risponde il Dott. Grasso Vincenzo, DERMATOLOGO Risponde il Dott. Farmacista De Luca Vito Antonio
I raggi UV che mostrano una maggiore fotoattività a livello cutaneo sono gli UVB e gli UVA, con specifici effetti biologici correlati alla loro lunghezza d’onda.
I raggi UVB sono responsabili dell’eritema e della scottatura solare. Essi penetrano nella cute ma vengono assorbiti soprattutto dalle cellule dell’epidermide, a livello delle proteine e del DNA. Gli UVA, pur essendo meno energetici, sono in grado di penetrare più profondamente nel derma, dove esplicano gran parte dei loro effetti cellulari.
La radiazione UV che giunge al suolo contiene più del 90% di UVA, e la melanina presente nell’epidermide ne blocca una gran parte, lasciandone passare solo il 20-30%.
Questi UVA saranno responsabili di danni cellulari, principalmente mediante la produzione di radicali liberi, e quindi indirettamente inducendo un effetto carcinogenico.
Oltre alla fotocarcinogenesi, le radiazioni UV sono responsabili del fotoinvecchiamento cutaneo, della fotoimmunosoppressione e di fenomeni di fototossicità e fotoallergia.
L’utilizzo di filtri fisici e chimici nei moderni fotoprotettori garantisce un’adeguata protezione contro gli UVA e gli UVB, anche se l’indice SPF fa riferimento al potere protettivo nei confronti unicamente dei raggi UVB.
La presenza sul prodotto solare della scritta UVA, al contrario, garantisce un’ottimale e completa protezione verso tutte le radiazioni UV nocive per la cute.
Bisogna innanzitutto preparare la pelle al sole per ottenere il massimo beneficio in sicurezza, ed è consigliabile quindi nutrirla dall’interno con specifici integratori alimentari, che non sostituiscono la crema solare.
Il prodotto solare più indicato per le nostre esigenze deve avere alcune caratteristiche cosmetologiche e soggettive:

  • protezione da tutte le radiazioni ultraviolette (UVB, UVA corti e UVA lunghi);
  • fotostabilità (cioè non modificarsi con la luce);
  • assenza di conservanti, profumi e sostanze allergizzanti
  • resistenza all’acqua (o “molto resistente all’acqua”)

Gli UVA e rappresentano il 95% degli ultravioletti che colpiscono la pelle e sono presenti tutto l’anno, a tutte le latitudini e oltrepassano sia le nuvole che il vetro. L’esposizione agli UVA è massima nelle prime ore del mattino e nelle ore pomeridiane; arrivano a penetrare il derma in profondità e alterano la struttura cutanea. Sono i principali responsabili dell’invecchiamento della pelle e sono responsabili di forme tumorali come il melanoma e il carcinoma cutaneo a cellule basali. Per queste ragioni si consiglia di utilizzare la protezione solare UVA quotidianamente e per tutto l’anno. L’esposizione agli UVA è massima nelle prime ore del mattino e nelle ore pomeridiane.

MANGIA VERDE PER CONTRASTARE I RADICALI LIBERI

È vero che sarebbe importante mettere una protezione solare in ogni momento dell’anno, sia che il tempo sia soleggiato che nuvoloso?

Risponde il Dott. Grasso Vincenzo, DERMATOLOGO Risponde il Dott. Farmacista De Luca Vito Antonio
È assolutamente importante utilizzare un’adeguata fotoprotezione in relazione alla stagione dell’anno, al livello di esposizione al sole o al semplice tempo di permanenza all’aria aperta per eseguire attività ricreative.
Nel nostro Paese le quantità maggiori di raggi UV le riceviamo in estate (soprattutto fine Giugno e Luglio), in quanto il sole è più alto sull’orizzonte e i raggi devono attraversare uno strato di atmosfera minore rispetto a quello che devono attraversare in inverno.
Le nuvole e altri diversi componenti della troposfera esercitano senz’altro un effetto filtro, rendendosi responsabili delle maggiori variazioni quotidiane d’intensità delle radiazioni UV solari. La copertura nuvolosa, se spessa, può bloccare la radiazione UV. Una nuvolosità fine o intervallata permette il passaggio quasi totale della radiazione UV. Se la nuvolosità è costituita da nubi isolate tipiche di condizioni di bel tempo, è possibile che la radiazione UV che raggiunge il suolo in un certo punto sia addirittura maggiore che in condizioni di cielo sereno.
Inoltre, sono soprattutto i raggi UVB ad essere assorbiti dalle nuvole, mentre lo sono molto meno i raggi UVA e la luce visibile.
Di conseguenza, in ragione dell’effetto dannoso esercitato dagli UVA, una corretta fotoprotezione dovrebbe essere utilizzata durante tutto l’anno.
I raggi UVB rispetto agli UVA sono concentrati soprattutto nel periodo estivo, in particolare nelle ore centrali della giornata e sono loro i responsabili degli eritemi e delle scottature pur essendo fondamentali per la sintesi della vitamina D.protezione-solare

I prodotti autoabbronzanti possono danneggiare la pelle? E i lettini abbronzanti?

Risponde il Dott. Grasso Vincenzo, DERMATOLOGO Risponde il Dott. Farmacista De Luca Vito Antonio
Gli autoabbronzanti sono prodotti che di fatto non favoriscono una normale “abbronzatura”, intesa come un’aumentata produzione e trasferimento di melanina all’epidermide, ma una semplice colorazione della cute.
Di conseguenza, gli autoabbronzanti non contengono filtri di protezione solare e, senza dubbio, il colore ottenuto non prepara effettivamente la pelle alle esposizioni solari.
A oggi sono scarsi gli studi scientifici volti ad indagare potenziali effetti nocivi indotti dall’utilizzo di questi prodotti, che dunque vanno impiegati con consapevolezza e solo ai fini un temporaneo “appagamento estetico”.
L’utilizzo di sorgenti artificiali di radiazione UV in ambito estetico (lettini abbronzanti), è invece assolutamente sconsigliabile. L’esposizione a tali radiazioni ha lo stesso potenziale di rischio di quella relativa alla radiazione UV solare, tuttavia la dose di radiazioni ricevuta per unità di tempo è molto superiore rispetto a quella assorbita durante le attività svolte all’aria aperta e anche nel corso dell’esposizione solare per abbronzarsi. L’esposizione estetica può essere anche quattro volte superiore rispetto a quella solare, che andrebbe comunque a sommarsi a quella artificiale, traducendosi in un aumento del rischio di patologie cutanee di tipo tumorale.
Inoltre, la pigmentazione ottenuta artificialmente prima delle vacanze al mare non fornisce alla pelle un grado di protezione sufficiente, in quanto il fattore di protezione acquisito mediante i trattamenti estetici rimane piuttosto modesto.
Le creme autoabbronzanti colorano gli strati superficiali della pelle grazie a una reazione chimica detta di imbrunimento. Il diidrossiacetone, il principio attivo della crema autoabbronzante, reagisce in modo reversibile con la cheratina, una proteina che si trova negli strati superficiali dell’epidermide, fornendo alla pelle un colorito più bruno. La reazione è diversa da quella dell’abbronzatura che è data dall’aumento di produzione di melanina, un pigmento naturale prodotto dai melanociti, cellule specializzate per questo scopo che si trovano nella pelle.
Quando si utilizzano gli autoabbronzanti è bene però idratare la pelle perché l’uso di questi prodotti la rende più secca, e pulirla a fondo per evitare che trucco o cellule morte impediscano una distribuzione non omogenea del prodotto causando la formazione di inestetismi. Questi prodotti, testati su volontari, non hanno finora rivelato alcun effetto dannoso. Le emissioni delle lampade abbronzanti sono composte per il 90-95 per cento da raggi Uva, i meno dannosi, e per il resto da raggi Uvb, più pericolosi, mentre gli Uvc sono assenti.
Anche le lampade alogene da illuminazione emettono raggi ultravioletti e possono quindi risultare dannose. Questo avviene quando il bulbo della lampadina è fatto di quarzo, che lascia passare i raggi, e non è invece protetto anche da uno strato di vetro, che invece blocca gli ultravioletti. Le lampade oggi in commercio possiedono questo strato di vetro protettivo.

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Dott. Grasso, le comuni creme solari proteggono totalmente dai danni alla pelle indotti dal sole?

L’utilizzo di fotoprotettori è alla base di una salutare abbronzatura. Un buon prodotto solare deve essere ad ampio spettro e bilanciato nelle sue componenti filtranti nei confronti delle radiazioni UVB ed UVA. Le radiazioni UVB inducono eritema solare, mentre le radiazioni UVA sono responsabili di danni irreversibili e a lungo termine, quali l’invecchiamento cutaneo precoce e i tumori cutanei. Gli ingredienti principali dei prodotti solari, i filtri UV, sono appunto concepiti per filtrare le radiazioni UV e proteggere la pelle dai danni da esposizione solare. Un buon filtro solare deve essere efficace ma anche fotostabile, ben tollerato e sicuro.
Un corretto impiego, nelle quantità e modi indicati dal proprio Dermatologo, di prodotti solari di provata efficacia e sicurezza e con un corretto SPF, è in grado di garantire una sana abbronzatura e di prevenire non solo la semplice scottatura o l’eritema, ma anche gli effetti più gravi derivanti dall’eccessiva fotoesposizione. Dunque, seppur una protezione “totale” dai danni solari rimanga un concetto imprevedibile in ragione delle numerose variabili legate all’individuo e alle proprie abitudini di vita, un’adeguata fotoprotezione offre senz’altro una valida difesa verso gli effetti nocivi delle radiazioni UV, mantenendo invece i benefici del sole, un prezioso alleato della salute.

Dott. Vincenzo Grasso
Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia
Ha conseguito la specialità presso la Clinica Dermatologica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, attualmente lavora presso l’Unità Operativa di Dermatologia dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e collabora con il Centro medico Camedi.

Dott. Vito Antonio De Luca
Farmacista, laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’università degli studi di Bari con specializzazione in Farmacologia oculare.

Iscritto all’albo dei farmacisti della provincia di Lecce, lavora per la Parafarmacia Camedi nel punto vendita fisico dello store www.camedishop.it.

1 commento
  1. Super articolo !!!!

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