Nonostante il Ruolo di papà e l’ autorità di padre sono profondamente cambiati rispetto al passato, la sua figura di papà rimane comunque un cardine per lo sviluppo dell’autonomia del bambino
Nell’ attuale società occidentale il padre assume, all’interno della famiglia, un ruolo profondamente diverso rispetto al passato quando la divisione tra i compiti “maschili” attribuiva alla madre la cura dei figli e la custodia dell’ambiente domestico e al padre le responsabilità economiche. La madre interpretava gli ideali della disponibilità e della tenerezza mentre il padre era il simbolo dell’autorità, della severità e dell’assenza. La madre rispondeva ai bisogni dei figli, il padre promuoveva le loro capacità. Oggi sono sempre più numerosi i padri che entrano in rapporto con il bambino fin dalla nascita essendo presenti in sala parto, occupandosi della pulizia del neonato, facendosi coinvolgere nei giochi.
La presenza più attiva del padre permette un arricchimento della funzione psicologica e affettiva nello sviluppo del bambino. Il compito fondamentale del padre e quello di favorire il processo di separazione tra il bambino e la madre, promuovendo il passaggio dalla totale dipendenza del neonato verso la conquista della propria autonomia e identità.
Nei mesi che seguono la nascita, il piccolo, infatti, vive con la madre un rapporto simbiotico, in cui non è ancora in grado di percepire alcuna differenza fra se e lei. Ma, grazie a una predisposizione biologica, il neonato appare in grado di capire la differenza fra l’atteggiamento materno e quello paterno. Se la madre e quella persona che nutre, che abbraccia, che avvolge, il papà è colui che protegge, che sostiene, che incita. Quando, tra I’ ottavo e il dodicesimo mese, il legame simbiotico inizia ad allentarsi attraverso la graduale scoperta da parte del piccolo di essere un’entità distinta dalla madre, la presenza e il sostegno del papà risultano decisivi per il conseguimento di un saldo equilibrio emotivo.
Se dunque il segno distintivo della figura femminile colta dal bambino e quello dell’attaccamento e dell’accudimento, la caratteristica che contraddistingue la figura maschile agli occhi del bambino e quella di sostegno e di promozione dell’autonomia. Questo costituisce una riprova della necessaria diversificazione dei ruoli che continua a esistere tra madre e padre nonostante le profonde trasformazioni della famiglia negli ultimi anni. Intorno al terzo anno di vita la figura paterna assume una nuova centralità e diventa fondamentale per il superamento del “complesso di Edipo” che è alla base del futuro equilibrio affettivo del bambino. Il padre si trova a essere il fulcro di quei sentimenti che attraversano questa fase dello sviluppo dei bambini. Per il maschio il padre diventa la figura rivale che interferisce nel rapporto d’amore esclusivo con la madre; per la femmina assume i tratti dell’innamoramento per il primo uomo della sua vita. Su questi sentimenti e sulla loro spontanea evoluzione il bambino pone le basi della sua futura personalità.
Lo dico a tuo padre!
Nonostante i profondi cambiamenti che nel tempo hanno meno rigida la divisione tra il ruolo materno e quello paterno, permane spesso la tendenza ad assegnare al papà il ruolo di “supervisore Infatti, nella maggior parte dei casi ancora la madre a occuparsi del bambino, a condividere con lui la maggior parte del proprio tempo. Ciò la porta a dover affrontare in modo diretto i piccoli e grandi problemi che insorgono nel corso della giornata e a evocare la figura del papà in caso di bisogno. Tale atteggiamento contribuisce a far sì che il bambino rafforzi dentro di se l’immagine di un padre autorevole la cui volontà assume un peso decisivo nelle scelte che lo riguardano e ciò finisce spesso per portarlo a essere più ubbidiente con lui che con la mamma. Inoltre, proprio in ragione del fatto che il papà trascorre, nella maggior parte dei casi, meno tempo con il bambino (una ricerca condotta pochi anni fa ha parlato di una media di 15 minuti al giorno) il padre tende ad assumere più facilmente nei suoi confronti un atteggiamento sereno e disponibile che costituisce il terreno migliore per evitare gli scontri diretti e ottenere la sua ubbidienza.