Nell’allegra e spensierata atmosfera in tutti i Carnevali più belli d’Italia, si rinnova il matrimonio tra il territorio e la sua gente, degno complemento agli appuntamenti in maschera.
L’antico rito di scacciare l’inverno e accogliere la rinascita della natura nella stagione mite si accompagna a travestimenti e maschere irridenti, a spettacoli legati alle attrattive turistiche delle località che li ospitano.
Il clima allegro e giocoso del Carnevale coinvolge numerose città italiane, riflettendo l’identità e la tradizione di
ciascun territorio, assume espressioni cariche di simbolismo : la festa diventa un tuffo nella cultura popolare e nel
le radici più profonde del territorio con il comune denominatore dell’aggregazione e del divertimento.
TUTTI I CARNEVALI PIU’ BELLI D’ITALIA:
IL CARNEVALE DI VENEZIA
Il carnevale di Venezia è sicuramente uno dei più belli, fiabesco, romantico e famoso al mondo.
Dicono storici ed esperti che il Carnevale di Venezia, che trova le sue origini addirittura prima del 1100, sia nato per espresso volere dell’oligarchia veneziana per consentire dal più umile al benestante un lungo periodo di puro e sfrenato divertimento, quale sfogo, comunque controllato, per i ceti più bassi.
Maschere bellissime e originali come sfoggio di bellezza e esclusività, comportamenti liberi e spesso senza freni, giochi d’azzardo, nel casinò “gestito dalla Serenissima”, feste ovunque, fuochi artificiali e spettacoli di saltimbanchi in ogni campo e campiello, con artisti da strada, gli attuali buskers, e…turisti!
http://www.carnevale.venezia.it/
IL CARNEVALON DE L’ALPON – TERRE DEL SOAVE
Una delle manifestazioni carnevalesche più belle, fantasiose e coinvolgenti della provincia di Verona è lo storico Carnevalon de l’Alpon, che si tiene a Monteforte d’Alpone, nel territorio della Strada del Vino Soave.
In testa alle iniziative ci sono le maschere storiche del luogo, il Sior Carnevalon innanzitutto, e poi il Re del Torbolin, dedicata al Soave novello, e infine Il Principe del Gnoco, che brandisce a mo’ di scettro un forchettone su cui svetta uno gnocco.
Nel Venerdì Gnocolàr in tutta la provincia di Verona è usanza mangiare a pranzo un piatto di gnocchi e all’antica tradizione fa onore anche il Carnevalon de l’Alpon, che offre gratuitamente ai visitatori la “gnocolàda in piazza”, con gnocchi cotti dagli Alpini del paese e conditi con pomodoro, zucchero e cannella.
La banda del paese apre la suggestiva sfilata notturna di carri allegorici e gruppi mascherati, che si tiene nel centro storico del paese, illuminato da giochi di luce.
Nel centro storico di Monteforte c’è la Grande Sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati con musica, tanta allegria e una pioggia di coriandoli.
www.stradadelvinosoave.com
IL CARNEVALE SENZA MASCHERE DI MUGGIA
Nel Carnevale Muggesano coesistono diversi elementi eterogenei: fantasia, spirito goliardico, talento artistico, satira pungente, capacità di improvvisazione; una festa decisamente raffinata e coinvolgente, elitaria e popolare nello stesso tempo.
Affacciata su una piccola darsena ai piedi delle colline Muggia è l’ultimo lembo di terra italiana a est.
Affacciata su una piccola darsena ai piedi delle colline Muggia è l’ultimo lembo di terra italiana a est.
Il legame storico con Venezia si manifesta in modo evidente nell’aspetto e nel dialetto, ma si svela anche nel tradizionale carnevale che si festeggia almeno dal 1420.
Da secoli, il “mato carneval”, il pazzo carnevale, si apre il giovedì grasso con il ballo della verdura, una danza di uomini e donne addobbati con ghirlande di verdura in testa e arance, e si chiude il mercoledì delle Ceneri, con il funerale al carnevale.
Nel mezzo, un’intera settimana di spettacoli, colori, scherzi e teatro di strada che raggiunge il culmine con la sfilata dei carri allegorici, la cui costruzione impegna per mesi le numerose abilità artigiane della cittadina. L’organizzazione della manifestazione è affidata alle Compagnie, gruppi di privati cittadini animati dallo stesso amore per la loro città e le sue tradizioni, che ogni anno scelgono i temi da rappresentare nell’arco della sfilata e li
sviluppano nella realizzazione dei carri e nella creazione di pantomime e spettacoli.
Una particolarità del Carnevale muggesano è l’assenza delle maschere facciali: si partecipa al carnevale proprio per esporsi al pubblico e farsi riconoscere e perciò i volti non vengono nascosti.
sviluppano nella realizzazione dei carri e nella creazione di pantomime e spettacoli.
Una particolarità del Carnevale muggesano è l’assenza delle maschere facciali: si partecipa al carnevale proprio per esporsi al pubblico e farsi riconoscere e perciò i volti non vengono nascosti.
Fanno da scenario a tutta la festa le caratteristiche calli, la pittoresca piazza d’inverno con il duomo in stile gotico veneziano e il municipio con la facciata ornata dai Leoni di San Marco e dagli stemmi delle antiche famiglie nobiliari muggesane. Infine, non possono certo mancare crostoli e frittelle.
www.carnevaldemuja.com
IL CARNEVALE DEI SOGGETTI SPECIALI – BUSSETO (PARMA)
Uno spettacolo unico che riempie di allegria, musica e colori il centro storico.
Fin dal primo pomeriggio sfileranno grandi carri in cartapesta animati da danze e coreografie.
Ad ogni sfilata si alterneranno gruppi musicali, scuole di ballo, majorettes, bande folkloristiche, cortei storici provenienti da province e regioni limitrofe e la particolarità del Carnevale di Busseto, i “Soggetti speciali”, mezzi improvvisati allestiti con le più improbabili invenzioni per stupire e far divertire il pubblico.
E poi quintali di coriandoli che lanciati dai carri danno il via a battaglie all’ultimo respiro.
Ogni anno cambiano i temi dei carri: si va dal domatore di tigri, al teatro dei burattini, al dragone cinese, al viaggio nello spazio.
Per i bambini centinaia di caramelle verranno lanciate dai carri e in Piazza Verdi giochi gonfiabili gratuiti, trucca bimbi e zucchero filato.
www.carnevaledibusseto.it
IL CARNEVALE DI FANO (PESARO URBINO) UNA PIOGGIA DI DOLCIUMI
Un Carnevale per i bambini, uno per i nonni e 150 quintali di dolciumi lanciati sulla folla, sono questi gli ingredienti del Carnevale di Fano.
Dai numerosi carri, anche alti fino a 18 metri, viene gettata sul pubblico una pioggia deliziosa di dolciumi, rendendolo non solo bello da vedere ma anche dolce da gustare, grazie ad oltre 150 quintali di cioccolatini e caramelle di ogni tipo.
Infine la grande festa di chiusura con il tradizionale rito del ”Rogo del Pupo”, che si svolge nella piazza principale della città: una gigantesca creazione, chiamato in maniera dialettale “Vulon” che rimanda all’innocenza dei bambini, ma rappresenta anche il simbolo sui cui la comunità scaricava le proprie colpe nei giorni di licenza erotica del Carnevale.
Infine la grande festa di chiusura con il tradizionale rito del ”Rogo del Pupo”, che si svolge nella piazza principale della città: una gigantesca creazione, chiamato in maniera dialettale “Vulon” che rimanda all’innocenza dei bambini, ma rappresenta anche il simbolo sui cui la comunità scaricava le proprie colpe nei giorni di licenza erotica del Carnevale.
www.carnevaledifano.eu
IL CARNEVALE PIÙ ANTICO D’ITALIA: FOIANO DELLA CHIANA (AREZZO)
Il piccolo borgo toscano, cuore della Valdichiana, ospita il Carnevale più antico d’Italia.
Cinque domeniche di festa, durante le quali le piccole vie del centro storico sono teatro dei festeggiamenti in attesa del verdetto finale per decretare il vincitore tra i quattro cantieri in gara con vere e proprie opere di cartapesta. Azzurri, Bombolo, Nottambuli e Rustici: questi i nomi delle fazioni che da secoli ormai si sfidano ogni anno a colpi di coriandoli e cartapesta, realizzando imponenti opere artistiche apprezzate in tutto il mondo.
Il Carnevale di Foiano della Chiana è considerato tra le più importanti manifestazioni del genere in Italia, sia per le spettacolari coreografie sia per la sua tradizione storiografica.
Protagonisti, come tutti gli anni, sono quattro mastodontici carri allegorici realizzati da veri maestri della cartapesta e da tecnici della meccanica.
A dominare il popolo carnevalesco è la figura di Re Giocondo, patrono della città, che apre le sfilate ogni domenica seguito dai carri maggiori, dalle mascherate e dalle bande e durante l’ultima domenica di festa, dopo aver fatto pubblico testamento, viene dato alle fiamme nella spettacolare cerimonia della rificolonata.
www.carnevaledifoiano.it
www.carnevaledifoiano.it
IL CARNEVALE DI VIAREGGIO: UNA PREZIOSA TRADIZIONE
Viareggio, la capitale del Carnevale italiano con tanta satira politica, con i leader dei partiti messi alla berlina e rappresentati in cartapesta.
Nei giorni di carnevale la città si trasforma nella fabbrica del divertimento tra sfilate di giganti di cartapesta, feste notturne, spettacoli pirotecnici, veglioni, rassegne teatrali, appuntamenti gastronomici e grandi eventi sportivi mondiali.
Il triplice colpo di cannone è il segnale inequivocabile che a Viareggio inizia la festa.
Sparato dal mare dà, ogni volta, il via alla sfilata dei carri.
Sparato dal mare dà, ogni volta, il via alla sfilata dei carri.
Come per magia i giganteschi mascheroni prendono vita tra movimenti, musica e balli.
Uno spettacolo sempre nuovo, entusiasmante e affascinante, ma allo stesso tempo una preziosa tradizione culturale che Viareggio custodisce gelosamente.
www.viareggio.ilcarnevale.com
IL CARNEVALE DI OFFIDA (ASCOLI PICENO)
Il Carnevale di Offida, menzionato a partire dal XVI secolo, si svolge ogni anno secondo un rituale fissato dalla tradizione: entra nel vivo nella settimana che precede il giorno delle Ceneri.
La sera del giovedì grasso, le Congreghe, le vere anime della festa, riceveranno in consegna dal Sindaco le chiavi della città. Il venerdì pomeriggio verrà dedicato alla caccia del “Lu BovFint”, la manifestazione peculiare offidana: in una sorta di corrida viene fatto correre per le vie del paese un finto bue, rivestito da un telo bianco con strisce
rosse, che viene rincorso da una moltitudine di persone vestite con il “guazzarò” (la tipica divisa offidana) e “matado” davanti al loggiato del palazzo comunale.
rosse, che viene rincorso da una moltitudine di persone vestite con il “guazzarò” (la tipica divisa offidana) e “matado” davanti al loggiato del palazzo comunale.
La mattina, invece, sarà dedicata ai bambini e ai ragazzi e simulerà la corrida pomeridiana con un bove più piccolo. Nei giorni successivi il Veglionissimo mascherato e il Veglionissimo di Carnevale.
Martedì grasso è dedicato al Gran finale con la mascherata di Carnevale presso piazza del Popolo.
Le congreghe animeranno il pomeriggio con i loro colori, stendardi e tanta allegria; nel tardo pomeriggio la festa si concluderà con la sfilata dei “Vlurd” e l’accensione del falò.
IL CARNEVALONE DI MONTESCAGLIOSO – MATERA
Il Carnevalone di Montescaglioso nasce soprattutto dalla cultura dei massari e dei braccianti.
Anticamente i costumi erano realizzati con pelli di animali, ma la festa si è evoluta insieme al mondo contadino. All’alba del Martedì Grasso ha inizio il lungo rito della vestizione.
Apre la parca, che rotea il lungo fuso tra le gambe della gente: simbolo della ruota del tempo e della morte che, prima o poi, arriva…guai a farsi colpire.
Seguono i portatori dei campanacci più grossi, sbattuti con l’ausilio del ginocchio, la tetra figura della Quaremma vestita di nero e con in braccio un neonato, la carriola con il Carnevalicchio in fasce, ove depositare le offerte in natura.
La sposa di Carnevalone, più o meno sguaiata, ferma tutti e chiede offerte in natura e danaro: serviranno a fare crescere il Carnevalicchio ma in realtà a fornire materia prima per la cena e l’ubriacatura notturna.
A ruota libera e con i campanacci, tante figure sempre suggestive in costumi ogni anno diversi.
Si accetta ogni offerta: pane, pasta, dolci, frutta, vino e salsiccia.
Chiude il corteo il vecchio e massiccio Carnevalone che intabarrato in un mantello nero e con in testa un cappellaccio, cavalca un povero asino.
Sulle spalle di Carnevalone, sui fianchi dell’asino, qualche cartello con gocce di saggezza contadina condite da aspre
critiche, sgrammaticate, rivolte per lo più a politici e pubblici amministratori.
Il pomeriggio sfilano i “matrimoni“, gruppi a coppie, spesso di soli uomini, accompagnati da fisarmonica e possibilmente da carrozza e cavallo.
Lentamente e irriconoscibili, ogni tanto una sosta e un giro di ballo.
I costumi sono tipici delle buone famiglie contadine.
A notte avanzata compare il funerale di Carnevalone.
Una fila di preti e frati esaltati precede il feretro di Carnevalone, portato a spalla dagli amici disperati e seguito dalla
vedova allucinata che in grembo porta già Carnevalicchio.
vedova allucinata che in grembo porta già Carnevalicchio.
Il corteo si fa largo tra la folla e in piazza il feretro viene bruciato, mentre la consorte dell’estinto partorisce Carnevalicchio.
A mezzanotte in punto dal campanone della Chiesa Madre partono quaranta lugubri rintocchi, che segnano l’avvio della Quaresima.
Inizia la penitenza, la festa è finita, ma Carnevalicchio è già nato e pronto per il prossimo anno. www.montescaglioso.net
IL CARNEVALE DELLA GRECIA SALENTINA A MARTIGNANO (LECCE)
Il Carnevale della Grecìa Salentina e Martignanese è una manifestazione collettiva, che coinvolge le comunità dell’area grika del Salento e di tutti i territori che vi vogliono partecipare.
Finalizzato alla conservazione dell’identità culturale e linguistica dell’area in cui si svolge e a favorire lo scambio e l’integrazione culturale e sociale, da ormai moltissimi anni.
La Morte te lu Paulinu rappresenta la tradizionale lettura ironica e grottesca, che apre e chiude i riti carnascialeschi. Il ricchissimo programma prevede la Grande sfilata di Gonfaloni Goliardici con dietro una grande parata con i colori e i ritmi degli sbandieratori e di tanti carri allegorici e gruppi mascherati, giunti da diverse parti del Salento.
Finalizzato alla conservazione dell’identità culturale e linguistica dell’area in cui si svolge e a favorire lo scambio e l’integrazione culturale e sociale, da ormai moltissimi anni.
La Morte te lu Paulinu rappresenta la tradizionale lettura ironica e grottesca, che apre e chiude i riti carnascialeschi. Il ricchissimo programma prevede la Grande sfilata di Gonfaloni Goliardici con dietro una grande parata con i colori e i ritmi degli sbandieratori e di tanti carri allegorici e gruppi mascherati, giunti da diverse parti del Salento.
L’evento si conclude in piazza della Repubblica, con musica, spettacoli e la premiazione dei vincitori.
La serata si concluderà con la lettura del testamento e il conseguente rogo del fantoccio che raffigura lu Paulinu con la collocazione della Quaremma, fantoccio tipico del costume popolare, simbolo dell’inizio della
Quaresima dopo l’opulenza dei giorni di Carnevale.
La serata si concluderà con la lettura del testamento e il conseguente rogo del fantoccio che raffigura lu Paulinu con la collocazione della Quaremma, fantoccio tipico del costume popolare, simbolo dell’inizio della
Quaresima dopo l’opulenza dei giorni di Carnevale.
www.carnevaledellagrecìasalentina.it
IL CARNEVALE DI CENTO
Vedere comparire le sfilate di carri, le tribune, un vero spettacolo.
Il Carnevale di Cento resta fedele allo spirito di una grande festa popolare, ricco di storia, cultura, arte, tradizione e tanto altro è pronto ad accogliere il suo numeroso ed affezionato pubblico con un evento all’altezza delle aspettative. Mantenere una tradizione secolare così sentita ed amata è per Cento ed il suo territorio una priorità, soprattutto in considerazione del fatto che Cento Carnevale d’Europa è anche un’ottima occasione di valorizzazione e promozione delle tante risorse del territorio. Per oltre un mese la manifestazione, che dura ben cinque weekend, accoglie i turisti in una girandola di spettacoli ed iniziative, con la fantasmagorica parata dei carri allegorici in cartapesta che sfilano a suon di musica e balli, ansiosi di aggiudicarsi l’ambito 1° Premio Cento Carnevale d’Europa.
Il Carnevale di Cento resta fedele allo spirito di una grande festa popolare, ricco di storia, cultura, arte, tradizione e tanto altro è pronto ad accogliere il suo numeroso ed affezionato pubblico con un evento all’altezza delle aspettative. Mantenere una tradizione secolare così sentita ed amata è per Cento ed il suo territorio una priorità, soprattutto in considerazione del fatto che Cento Carnevale d’Europa è anche un’ottima occasione di valorizzazione e promozione delle tante risorse del territorio. Per oltre un mese la manifestazione, che dura ben cinque weekend, accoglie i turisti in una girandola di spettacoli ed iniziative, con la fantasmagorica parata dei carri allegorici in cartapesta che sfilano a suon di musica e balli, ansiosi di aggiudicarsi l’ambito 1° Premio Cento Carnevale d’Europa.
Sei le associazioni carnevalesche che presenteranno carri mastodontici e ricchi di creatività, satira e bellezza, e sulle ali della fantasia ogni domenica di carnevale danno vita ad uno spettacolo suggestivo che rapisce tutti i sensi in un tripudio di colori, suoni, sapori e coreografie travolgenti, spettacolo coronato dal generoso e tradizionale “gettito” centese, ovvero il lancio di regali dai carri (peluche, palloni, bambole, gonfiabili, ecc…) talmente abbondante da confermare quanto questa Emilia godereccia sia ospitale e generosa, tant’è che ormai tutti sanno che: “Nessun
o torna a casa da Cento a mani vuote”.
Ogni domenica oltre ai carri sfila il colorato e caloroso gruppo di ballerine e percussionisti brasiliani a suggellare lo storico gemellaggio con il famoso Carnevale di Rio de Janeiro e assieme a gruppi musicali, folkloristici ed in maschera animano il circuito carnevalesco coinvolgendo il numeroso pubblico in una festa giocosa e travolgente.
IL CARNEVALE DI PUTIGNANO
Il Carnevale di Putignano, tra i più singolari nella geografia dei carnevali meridionali, comprende due storie, o meglio due fasi di una stessa storia agganciata a due eventi, che fungono da terminali d’inizio e di fine del tempo carnevalesco.
La fase iniziale della festa si fa risalire all’episodio della traslazione delle ossa di S. Stefano da Monopoli a Putignano, compiuta in segreto il giorno del martirio del Santo (26 dicembre), per sottrarle alla depredazione dei turchi. L’episodio, che si fa risalire al 1365 o giù di lì, è inventato, ma viene tramandato per vero perché storicamente inscritto in un’epoca di scorrerie turche e di trafugamenti di reliquie a prestigio delle comunità urbane.
Con la recitazione delle propaggini (dal latino “Propagines” = radici) si entra nel tempo di Carnevale, restando legati al simbolismo dell’evento miracoloso che introdusse in quel mitico giorno di oltre metà o fine Trecento il primo Carnevale sacro di Putignano.
Notevole è il crescendo di innovazioni dal 1948 in poi, con la crescita e il perfezionamento di botteghe e di maestri cartapestai e l’avvento dell’arlecchinesca e saltellante Farinella, assurta a maschera tipica di Putignano.
La seconda fase del Carnevale di Putignano scorre fino alla Quaresima, con l’apparato delle più spettacolari tradizioni carnevalesche.
Specifico della tradizione di Putignano, soprattutto nel nome, è “u’ndondere”, che dal 1832 è attestato come un rumoroso corteo che il martedì grasso attraversava le strade del paese.
L’etimologia dell’espressione dialettale potrebbe derivare dal verbo greco «thontho-ruzo», che significa «brontolare, rumoreggiare», e richiama certamente la baldoria del «komos» greco e quei rituali precristiani che hanno lasciato il segno negli spettacoli che hanno reso famoso il Carnevale putignanese.
Sono state le maschere di carattere a segnare l’inizio della tradizione dei carri allegorici a Putignano.
Nel periodo tra le due guerre, nel centro storico, sfilavano piccoli carretti che ospitavano pupazzi fatti di paglia e stracci e che riguardavano avvenimenti locali ma anche nazionali ed internazionali.
Il regime fascista impose diverse volte la censura sui temi satirici nelle sfilate.
Un’importante innovazione avvenne attorno agli anni 50: fino ad allora la tecnica utilizzata per i pupi era quella del fil di ferro modellato e poi ricoperto di carta di giornale fissata da colla di farina.
In seguito, soprattutto per le realizzazioni dei testoni, venne introdotta la tecnica della lavorazione dell’argilla; un
blocco di argilla viene modellato nella forma che poi sarà quella definitiva e su questa si fa una colata di gesso liquido.
La leggerezza dei manufatti ha permesso la crescita delle dimensioni dei carri e l’introduzione dei primi movimenti con leve mosse da uomini.
In seguito si è fatto ricorso a movimenti meccanici che rendono autonomo e ancora più spettacolare il movimento.
http://www.carnevalediputignano.it/
Il CARNEVALE NELL’ORISTANESE
Se la consapevolezza storica e l’attaccamento alle proprie radici sono parti importanti nella cultura di un popolo, Sartiglia costituisce il valore culturale più alto degli Oristanesi.
La Sartiglia trae origine da una giostra militare saracena, appresa probabilmente dai cavalieri cristiani della seconda
Crociata e importata in Europa nel XII secolo.
Crociata e importata in Europa nel XII secolo.
La manifestazione si divide in tre fasi salienti: la Vestizione, il Corteo e il Torneo.
La Vestizione inizia intorno a mezzogiorno di entrambi i giorni, talvolta a casa del Presidente, altre volte in luoghi più o meno sacri, laddove Su Cumpoidori (il capo della corsa) viene “vestito” con gli abiti della cavalcata da un gruppo di ragazze che indossano l’antico costume oristanese.
Il rito inizia nel momento in cui Su Cumpoidori prende posto su una sedia sopra un tavolo dal quale non potrà più ridiscendere, se non a conclusione della cerimonia.
Viene condotto in braccio nell’ingresso della casa e sbalzato di peso sul suo cavallo riccamente bardato; è in questo preciso momento che viene affiancato da altri due cavalieri (Su Segundu e Su Terzu Cumponis) e che si appresta a benedire l’immensa folla con uno scettro composto da due mazzi di viole mammole.
Il Corteo è una grande sfilata di trombettieri, tamburini, componenti del Gremio e Cavalieri mascherati che, dopo aver percorso alcune vie cittadine, giungerà in via Duomo, dove poco dopo si terrà la corsa alla stella.
Il Torneo rappresenta il fulcro di tutta la cerimonia, ha inizio nel momento in cui Su Cumpoidori e Su Segundu incrociano le spade; a ciò fa seguito il rullo dei tamburi ed è in questo preciso istante che egli lancia il suo cavallo in una corsa sfrenata nella pista al fine di centrare con la sua arma il foro di una stella argentea, appesa a mezza strada con un nastro verde.
Questa corsa spericolata viene ripetuta solo dai cavalieri scelti da Su Cumpoidori e lo spettacolo ha termine con la prova dello stocco (asta di legno), riservata esclusivamente a Su Cumpoidori e a Su Segundu.
Ad insindacabile giudizio del Cumpoidori ha termine la Sartiglia e folla e corteo si portano fuori dalle antiche
mura.
mura.
Qui, fino a sera inoltrata si corrono le spericolate corse in Pariglia.
LO STORICO CARNEVALE DI IVREA
Lo Storico Carnevale di Ivrea è una manifestazione carnevalesca istituzionalizzata nel 1808 sulla base di antiche
feste rionali e che da allora si svolge pressoché ininterrottamente nell’omonima città piemontese.
In relazione alla sua tradizione e agli accadimenti celebrati nel corso della festa, mescolando riferimenti all’esercito
napoleonico e alle rivolte popolari, tra le quali il tuchinaggio, che ebbero luogo nel Canavese in epoca medievale con la rievocazione di un episodio di affrancamento dalla tirannide: un barone che affamava la Città venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo jus primae noctis e che accese la rivolta popolare.
In questa rievocazione il Carnevale si rinnova ogni anno come grande Festa Civica durante la quale la comunità di Ivrea celebra la propria capacità di autodeterminazione.
L’eroina della festa è la Mugnaia, al suo fianco il Generale, che fin dai primi anni dell’800 ha il compito di garantire un corretto svolgimento della manifestazione, insieme al suo Stato Maggiore Napoleonico, composto da valenti Ufficiali a cavallo e graziose Vivandiere.
Il carnevale di Ivrea si caratterizza soprattutto per il complesso cerimoniale folcloristico denso di evocazioni
storico-leggendarie, per l’obbligo imposto a tutti i partecipanti di indossare una berretta rossa, e per la spettacolare
“Battaglia delle arance” che è divenuta l’icona stessa del carnevale.
Nel segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori, a partire dal giovedì grasso, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della rivoluzione Francese.
Lo Storico carnevale D’Ivrea è un’evento unico riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale.