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Novembre è il mese del Vino Novello

Novembre è il mese del Vino Novello, cioè di un vino giovane, fresco, fruttato, piacevole, allegro e assai versatile. Proprio in questi giorni si può cominciare ad assaporare il profumo dei primi frutti della vendemmia da poco conclusa, una ricorrenza ormai diventata una piacevole e consolidata tradizione.

vino-novelloQuella del vino novello è una varietà enologica nata nella metà degli anni Settanta e che ha arricchito l’enologia italiana di un nuovo grande capitolo. Il vino novello differisce dagli altri vini in quanto è pronto per essere stappato già dopo poche settimane dalla vendemmia. Oggi questo segmento è una realtà importante e di successo sia perché è stato molto celebrato dalla mondanità, che ha funzionato come forte motivazione d’acquisto, sia per la breve presenza sul mercato che non passa inosservata e pertanto suggerisce l’idea di coglierne una bottiglia sin che è disponibile.

Differenza tra Vino Nuovo e Vino Novello

Ma che differenza esiste tra vino nuovo e vino novello? “Vino Nuovo” e “Vino Novello”, riferiti al vino, non sono sinonimi. Il primo è il vino appena nato, poco gradevole, acido, che allappa la bocca come un frutto acerbo; mentre il secondo appena nato possiede già l’armonia del vino maturo.
Il segreto di tanta diversità è presto svelato. La vinificazione tradizionale per ottenere vini rossi consiste nel pigiare le uve e lasciare il mosto macerare con le bucce; quando gli zuccheri dell’uva si sono trasformati in alcol, si spilla il vino nuovo che si affina in botte. Per produrre vino novello, invece, i grappoli raccolti non sono pigiati, ma disposti in vasche che vengono chiuse e saturate di anidride carbonica in modo da isolare l’uva dall’ossigeno. Così la polpa dei singoli acini fermenta; fino quasi al punto di scoppiare. L’uva viene pigiata e il succo ottenuto è lasciato brevemente macerare con le bucce. Questo processo è chiamato “macerazione carbonica”.

Per la legge, il novello si può definire tale non solo se ottenuto interamente con questo procedimento, ma anche se è un mix tra vino nuovo e novello, a condizione che quest’ultimo rappresenti almeno il 30 per cento. In genere le aziende che producono vino novello al cento per cento lo precisano nell’etichetta sul retro della bottiglia. Così il consumatore può riconoscerli facilmente. Molti produttori preferiscono miscelarlo al vino nuovo per dargli maggiore corpo. Le bottiglie di novello sono vendute per legge a partire dal 6 novembre successivo alla vendemmia. Si tratta di primizie e pertanto non ha senso lasciarle invecchiare.

Vino Novello e Nouveau

Sugli scaffali dei supermercati il vino novello è spesso affiancato al Beaujolais nouveau, ossia all’omologo vino francese. Per amore di verità va detto che sono questi ultimi ad avere ispirato i produttori italiani, senza nulla togliere al livello qualitativo raggiunto dal prodotto nazionale. Nel Beaujolais il vino era commercializzato giovanissimo già nell’Ottocento, quando cioè i produttori rifornivano i bistrot di Lione un mese e mezzo dopo la vendemmia. Successivamente fu distribuito sino a Parigi e, a partire dagli anni Settanta, cominciarono a esportarlo. Ma quali sono le differenze che distinguono il novello dal nouveau? Innanzitutto il nouveau è solo Beaujolais, ossia prodotto unicamente con uve Gamay, mentre in Italia vengono vinificati novelli in tutto il territorio e pertanto utilizzando le uve più diverse (novello può essere il Bardolino, il Sangiovese di Romagna, il Castel del Monte Rosso ecc.). Inoltre i vignerons francesi rilevano che il Beaujolais nouveau si ottiene senza immettere gas carbonico nei tini pieni d’uva, perché si raggiunge lo stesso risultato con una vinificazione naturale. Infine il nouveau nasce da un’unica macerazione, al contrario del novello che può essere miscelato, come visto, a vino nuovo. Infine, la data di immissione sul mercato è tradizionalmente fissata al terzo giovedì di novembre, quindi posteriore all’esordio dei novelli.

Come è nato il Vino Novello?

Già nell’Ottocento, quando i vignaioli del Beaujolais (regione della Francia centrale) vendevano nei bistrot di città il loro vino nuovo un mese e mezzo dopo la vendemmia. Fu un autentico colpo di genio che permise di superare una crisi di sovrapproduzione: ogni anno, il terzo giovedì di novembre avrebbero distribuito nei bistrot e nelle enoteche di tutta la Francia una parte del vino dell’ultima vendemmia, fresco, fruttato, da bersi entro l’anno. L’iniziativa fu un successone, che continua tuttora.
E oggi come ieri tutta la Francia aspetta con ansia, il terzo giovedì di novembre, che inizi la vendita del “Beaujolais nouveau”.

Da noi la tradizione è più recente: nel 1975 Giacomo Tachis, grande enologo, convinse alcuni vignaioli toscani a percorrere l’esperienza francese. L’esperimento riuscì tanto che anche in Italia i produttori hanno cominciato a imitare i colleghi d’Oltralpe, innovando e migliorando l’iniziativa. Se infatti il Beaujolais nouveau è il novello più celebre di Francia, ma quasi l’unico (ed è frutto di un vitigno non eccezionale, il Gamay), i produttori italiani in pochi anni, dal nostro primo vino novello che risale agli anni Ottanta, hanno ottenuto vini deliziosi, morbidi, fruttati, di profumo intenso da nobili vitigni come il Dolcetto, il Sangiovese, il Teroldego, il Cabernet, il Merlot. Affinando una produzione in grado di soddisfare anche i palati più esigenti e oggi sono quasi 20 milioni le bottiglie di vino Novello prodotte in Italia. Un successo strepitoso che premia, nonostante le iniziali diffidenze, vini dai profumi diversi che hanno in comune il gusto giovane, leggero, piacevolissimo.

Come si ottiene il Vino Novello

Il vino Novello è un vino rosso che non si ottiene pigiando l’uva e lasciando fermentare il mosto ma con la cosiddetta macerazione carbonica. Si raccolgono i grappoli migliori e si dispongono in vino novellovasche chiuse che si saturano di anidride carbonica; la polpa degli acini fermenta, i chicchi si ingrossano, l’uva viene poi pigiata e il mosto ottenuto è lasciato brevemente fermentare sulle bucce; il vino che se ne ricava è subito imbottigliato. Con questa vinificazione si ottiene un vino leggero e ricco di aromi, ma con la caratteristica di mantenerli per breve tempo.

Il Vino Novello si ottiene lavorando le uve con la macerazione carbonica, un metodo speciale che elimina le caratteristiche negative del vino immaturo esaltandone quelle aromatiche. Il primo novello D.O.0 italiano è stato il Bardolino, in vendita come tutti gli altri di produzione nazionale. Il primo e più famoso novello è però il Beaujolais francese, che è invece messo in vendita a partire dal terzo giovedì del mese di novembre. Il vino novello andrebbe bevuto entro tre mesi, comunque non oltre la primavera successiva alla produzione, per alcuni perfezionisti entro Capodanno prima che perda la freschezza che lo caratterizza.

Le regioni italiane del Vino Novello

Le regioni vinicole d’Italia che producono le maggiori quantità di Novello sono la Toscana, il Veneto, il Friuli, il Trentino Alto Adige, la Lombardia e il Piemonte. I novelli hanno spesso nomi di fantasia, anche se non mancano nomi classici come Merlot, Bardolino e Teroldego.

Come si beve il Vino Novello

Il vino novello si esprime al meglio a non oltre 14 gradi, stappandolo al momento di servirlo come tutti i vini da degustare giovani. Si serve in calici non troppo ampi perché non richiede di essere ossigenato. Meglio, quindi, escludere i capaci “balloon”. Per quanto riguarda gli abbinamenti le combinazioni tra cibo e novello sono ampie grazie alla versatilità di questo vino.

Quali calici scegliere per apprezzare al meglio un bicchiere di vino

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Il vino Novello si accompagna ad antipasti, primi e cibi leggeri, e anche pesce come sardine e sgombri. Ottimo con le zuppe come il livornese cacciucco. Accompagna bene tutti I piatti della nostra cucina, purché non siano eccessivamente elaborati. Si può abbinare a pesci saporiti, come per esempio il baccalà con la polenta, tipico piatto stagionale, o anche con anguille in umido e pesce gatto in casseruola. Si può proporre anche con le zuppe di pesce, le triglie alla livornese, i pesci di scoglio stufati. Con la carne meglio accompagnarlo a carni rosse crude come il carpaccio di manzo o la steak tartare, o ancora, a carni poco cotte come il roast-beef, il filetto cucinato sulla pietra oliare, le tagliate. Si associa a carni bianche saporite come l’ossobuco alla milanese, il coniglio al pomodoro, l’arrosto di vitello e il vitello tonnato. Si può anche accostare a formaggi come Fontina. Emmentaler. Montasio di media stagionatura.

Cantine dove provare il Vino Novello

Tutta la Penisola è permeata dalla cultura del vino: dalla Valle d’Aosta al Friuli Venezia Giulia e giù fino alla Sardegna e alla Sicilia, non c’è regione italiana che non produca vino e non sia attraversata dalle cosiddette “Strade del Vino“, itinerari che passano attraverso zone vocate alla vite che, in questo periodo, vivono la grande stagione della vendemmia. In attesa di una normativa nazionale che ne ufficializzi l’esistenza, le “Strade del Vino” sono dei percorsi segnalati da cartelli lungo i quali si trovano cantine aperte alla visita del pubblico, per degustazioni, acquisti e scoperta di come si fa a fare il vino. Strade di un’Italia “minore” e magari poco conosciuta che, oltre all’uva e al vino, ha tanto da offrire: borghi medioevali, musei, edifici storici e di interesse artistico, attrattive naturalistiche e sportive, ristoranti tipici, artigiani. Di seguito, alcune tra le “Strade del Vino” più interessanti e complete sotto il profilo turistico per assaggiare il Vino Novello

Il Vino Novello nell’Alto Adige

Si srotola tra le colline terrazzate dell’Oltradige e i frutteti della Bassa Atesina, questa “Strada del Vino” dell’Alto Adige. Vigneti e frutteti riempiono ogni spazio visivo, inframmezzati da rovine, rocche, ville rinascimentali e paesi che conservano l’atmosfera delle cose antiche, Usciti al casello di Bolzano sud e raggiunto Ponte Adige con il Castel Firmiano del 1473, a picco sul fiume, si sale verso Cornaiano, località nota per il vino rosso rubino, lo Schreckbichler o Colterenzio, da acquistare presso la Cantina Produttori di Colterenzio. Dalle colline sabbiose, lo sguardo spazia fino a Merano. Si prosegue verso Appiano, dove si fa tappa alla Cantina Sociale, nel cui territorio vi è un gran numero di manieri, case nobiliari, chiese ed edifici storici, con scalinate esterne e logge aperte, bifore e finestre con archi a tutto sesto e ampi cortili interni.

L’itinerario prosegue fino a Caldaro, dove si produce un vino fruttato con un leggero sapore di mandorle amare e un colore rosso rubino chiamato “Lago di Caldaro”, da provare a Castel Salleg o presso la Cantina Sociale. Vale la pena di fare visita al “Museo del Vino” che si trova nella cantina Di Pauli, con attrezzi e documenti della storia e della tradizione della viticoltura altoatesina. Appena discosta è Termeno, terra del bianco, aromatico Gewurztraminer, da gustare presso la cantina Hofstditter, già fornitrice dell’imperatore Francesco Giuseppe. Persa tra i vigneti sorge la chiesina decorata con affreschi romanici di San Giacomo di Castelaz. Puntando verso sud si guadagna Cortaccia dove, nel castello di Niclara, si assapora il Mùller Thurgau Feldmarshall prodotto da vigneti posti a 1000 metri di quota. A Magré, sulla facciata della casa Augustin si aggrappa la vite più antica della regione: è lì dal 1601. Rinomata per i vini Chardonnay e il Pinot Grigio è la storica cantina Lageder, Ultima tappa è Salorno.

Il Vino Novello tra i Sauvignon Del Collio

Una stretta lunga fascia nella provincia di Gorizia, che si estende a ridosso del confine con la Slovenia, bagnata dai fiumi lsonzo e Judrio: il Collio è un armonico susseguirsi di pendii esposti a mezzogiorno, protetti dalla Prealpi Giulie, che allontanano i venti freddi settentrionali. L’Adriatico vicino evita le rapide escursioni termiche e contribuisce a un clima mite e temperato. Il terreno è costituito da marne e strati di arenarle affiorate in superficie nel periodo terziario che, per azione del clima, si sbriciolano in terra fertilissima. Le viti si coltivavano già prima dei romani. Gli otto comuni di San Floriano, Gorizia, Mossa, San Lorenzo Isontino, Forra d’Isonzo, Copriva del Friuli, Cormons e Dolegna hanno istituito già nel 1964 un “Consorzio per la Tutela Vini del Collio” che ha delimitato la zona produttiva ai soli vigneti di collina. Nel 1993 venne realizzata la “Cantina dell’Impero”, ubicata nel Castello di Gorizia, nel bastione del Re, che raccoglie vini con grandi meriti qualitativi o che richiamano eventi significativi di vita locale. A Cormons, l’Enoteca è allestita nello storico Palazzo Locatelli e raggruppa 28 produttori locali.

Nella sala degustazione ai vini si accompagnano prodotti tipici friulani. A San Floriano si visita il Museo del Vino nel Castello Formentini dove è possibile soggiornare in agriturismo o in hotel. I vini bianchi del Collio (Chardonnay, Malvasia, Picolit, Pinot bianco e grigio,Ribolla Gialla, Riesling italico e renano, Sauvignon, Tocai) hanno un colore paglierino, con vivaci guizzi verdognoli di gradevole morbidezza, dai profumi netti e intensi, con un delicato fruttato sostenuto da un lieve sentore di mandorla. I rossi (Cabernet franc e sauvignon, Merlot e Pinot Nero) vanno dal colore rosso rubino alle sfumature più calde, con sapori intensi e corposi. Nella zona di produzione sono segnalate le “Botteghe del Collio” con caratteristiche insegne in ferro battuto. Si tratta di un gruppo di selezionati ristoranti e trattorie, dove i vini locali vengono serviti usando i bicchieri più adatti in appoggio a piatti tipici della tradizione.

Il Vino Novello in Toscana

Certo: si può andare nel Chianti, si può scegliere Montalcino e il suo Brunello. Ma in Toscana, meno nota, si batte volentieri la strada del Montereggio di Massa Marittima, nell’Alta Maremma grossetana. Il Bianco invece usa uve di Trebbiano toscano, Vermentino, Malvasia, Malvasia di Candia ed Ansonica. Il Vermentino, il Vin Santo ed il Vin Santo Occhio di Pernice sono pure degni di pregio. L’itinerario può iniziare da Castiglione della Pescaia, con la fortezza a guardia del litorale. Ci si allunga poi nelle riserve naturali delle “Bandite di Scarlino” e di Diaccia Botrona, e nell’area archeologica di Vetulonia.

Si prosegue per Montemassi, inseguiti da borghi medioevali erti sui colli. Nei pressi di Torniella ci sono ancora due riserve naturali: “La Pietra” e il “Torrente Forma”, Si prosegue fino a Roccastrada, sprofondata in una piana cinta dalle Colline Metallifere. Si riprende poi strada fino a Massa Marittima, straordinario paese medioevale, e Monterotondo Marittimo, per ritrovare il mare a Follonica. Durante il percorso ci si può attardare sulle sponde del lago dell’Accesa, nei castelli medioevali di Lecceta e Cugnano, nelle terme longobarde di Bagno del Re e nel Parco dei Montioni.

Il Vino Novello in Umbria, alla scoperta del Torgiano

E’ nuova la strada del vino che si sviluppa in Umbria. Parte da Magione sul lago Trasimeno, muove verso Corciano, taglia Perugia, marcia verso Torgiano, scende verso Bevagna e finisce a Montefalco. Vicinissime ammiccano le bellezze di Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Spoleto e Todi. Un mix fantastico di storia e cultura contadina, insomma. A Corciano, dalle vigne che circondano il maestoso Castello di Pieve del Vescovo si trae il bianco Etesiaco, che prende nome da un antico vitigno etrusco. Torgiano vanta un pregiato Torgiano Rosso Riserva Vigna Monticchio Docg e include un Museo del Vino.

Il Vino Novello in Puglia

Si parte da Brindisi, lungo la statale Adriatica, si raggiunge la bianca Ostuni. Vicina alla Cattedrale si sosta per proposte enogastronomiche da assaporare in un giardino pensile con splendida vista. Si prosegue verso Cisternino e Ceglie Messapica, più avanti si entra in Francavilla Fontana con il suo bel palazzo Imperiali. A Mesagne, verde tra uliveti, vigne e tabacco, si visita il museo archeologico della civiltà messapica, la popolazione che dominava in queste vallate. Si può allungare facendo rotta verso Oria, San Donaci, Cellino San Marco, e San Pietro Vernotico.

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