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Che strano Tic!

mangiare le unghie

E’ un disturbo che va affrontato con attenzione ma senza ansia, perché spesso si risolve da solo ma spesso ci diciamo: Che strano tic!

I tic sono movimenti involontari improvvisi, non finalizzati, che sfuggono alla volontà. Rientrano nel gruppo delle turbe del movimento, compaiono intorno ai 6 anni di età e si instaurano poco alla volta. Nonostante siano abbastanza frequenti nell’ età evolutiva, spesso scompaiono, anche se al loro estremo si colloca la sindrome di Gilles de la Tourette, un’affezione di difficile trattamento. I tic si distinguono in motori, fonici, vocali o sensoriali.

Tic motori. Possono essere di tipo semplice quando interessano un solo muscolo o gruppi muscolari e si localizzano principalmente a livello del viso, del collo e delle estremità superiori. I più diffusi fra i bambini sono quelli facciali come lo sbattere delle palpebre, il sollevamento del labbro superiore, i contorcimenti del collo. Quelli complessi invece, sono movimenti elaborati che coinvolgono diversi gruppi muscolari. I bimbi interessati scuotono la testa, digrignano i denti, toccano irresistibilmente gli oggetti, saltellano, battono i piedi, scalciano, sputano.

Tic fonici o vocali. Anch’essi si distinguono tra “semplici” come schiarirsi la gola o tossire, schioccare le labbra e “complessi”, per esempio, ripetizione di suoni o parole altrui, crisi di singhiozzo o eruttazioni irrefrenabili.

Tic sensoriali. Più frequenti in età adulta e connessi a sensazioni di fastidio e irritazione che inducono chi ne e colpito a compiere movimenti liberatori.

La frequenza del tic aumenta in condizioni di stanchezza o tensione emotiva del piccolo. Solitamente nei bambini, questo disturbo regredisce in modo spontaneo e definitivo dopo un periodo di 6 mesi-1 anno; solo più raramente può ripresentarsi a distanza di tempo o cronicizzarsi nell’età adulta finendo, per condizionare la qualità di vita di chi ne è colpito. Nella maggior parte dei casi i tic nervosi, come anche alcuni comportamenti abitudinari dei bambini (mangiarsi le unghie, arricciarsi i capelli, digrignare i denti), sono sintomi che rivelano difficolta nello sviluppo emotivo e di relazione del bambino e si manifestano in coincidenza con situazioni “difficili” come la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori, l’inizio della scuola. Altrettanto rilevante e l’effetto consolatorio che la ripetizione di un gesto può riuscire a trasmettere al bambino, in particolare se vive una fase caratterizzata da intense problematiche relazionali. Tutti questi sintomi finiscono per trasformarsi in qualche cosa di automatico (per esempio i movimenti involontari) che ha perso ogni legame consapevole con il “bisogno” che l’ha originato. Per favorire una buona evoluzione dei sintomi è importante che gli adulti evitino le derisioni, i rimproveri o le proibizioni che possono sortire l’effetto di accrescere lo stato di ansia e, di conseguenza, accentuare il disturbo.

Il migliore aiuto che i genitori possono dare al bambino è quello di incoraggiarlo ad esprimere in altro modo la propria aggressività, spiegandogli che le emozioni più negative possono essere espresse attraverso le parole. In genere di fronte alla segnalazione della comparsa di un tic “semplice” il pediatra consiglia ai genitori di fare visitare il bambino ad uno specialista neurologo o neuropsichiatra infantile soprattutto nel caso in cui il disturbo persista oltre 6 mesi/1 anno. Se lo specialista ritiene che vi sia un rischio di cronicizzazione del tic proporrà un intervento di tipo psicologico che aiuti a individuare le cause più profonde di questo disagio. Meno frequente, in presenza di tic semplici, è il ricorso ai farmaci. Di fronte all’insorgenza di tic “complessi” la consulenza dello specialista sarà volta ad accertare la presenza di una malattia di carattere neurologico, che il medico dovrà trattare nel modo più adeguato.

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