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Come prevedere il Terremoto

Coloro che si impegnano nella previsione dei terremoti sanno bene di mettere in gioco tutta la loro reputazione perchè non è cosa facile sapere come prevedere il Terremoto.
I profeti delle disgrazie raramente riscuotono simpatia, sia che gli avvenimenti abbiano dato loro ragione, sia che li abbiano smentiti e un governo che prendesse sul serio tali pronostici dovrebbe decidere l’eventuale allontanamento dell’intera popolazione dalla zona di sospetto pericolo. Attualmente però la scienza della previsione dei terremoti non è così sicura di sé da mettere un governo nella necessità di prendere tali decisioni.
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Come nasce un terremoto?

La crosta terrestre è un gigantesco mosaico di placche (tettoniche) continentali in movimento. Due grandi placche tettoniche che si estendono fino alla catena del centro Atlantico, dividono in due l’Italia e si spostano in direzioni leggermente diverse. Dopo esser rimaste quiete per forse mezzo secolo, esse ora recuperano il tempo perduto con improvvisi movimenti che trasmettono sussulti in tutto il mondo. La forza che provoca i movimenti delle placche ha origine nelle profondità del mantello terrestre. Ma quando le placche nel loro movimento entrano in collisione fra loro, ciò viene avvertito con conseguenze drammatiche soprattutto in prossimità della superficie. La Terra si frattura lungo certe zone più deboli (chiamate faglie) situate sui confini fra le placche; lungo queste linee di faglia la roccia può essere spinta verso il basso, verso l’alto, o lateralmente. L’improvvisa liberazione delle forze può produrre enormi quantità di energia, addirittura equivalente a un’esplosione nucleare da 5 megatoni, ed è così che nasce un terremoto.

Come prevedere il terremoto in Italia

A differenza del Giappone, un programma nazionale di previsione dei terremoti in Italia non esiste. rischio-sismico-in-italiaTuttavia uno dei progetti finalizzati del Consiglio Nazionale delle Ricerche include, anche se in maniera implicita, questo argomento nel suo raggio d’azione. Tale progetto sta, da tempo, predisponendo gli elementi necessari per una revisione critica della classificazione sismica del territorio nazionale. E questa un’opera di rilevante portata e delicatezza, ma nello stesso tempo assai complessa, anche per la mole dei dati da raccogliere e da elaborare. Esiste, inoltre, una Rete Sismica Nazionale, che conta di efficienti osservatori e che consente di calcolare sollecitamente, utilizzando gli elaboratori elettronici, gli ipocentri e la magnitudo dei terremoti.

Come prevedere il terremoto con i sismografi

Verso la metà degli anni ’60 William Brace del Massachusetts Institute of Technology (Stati Uniti) presentò una teoria per spiegare l’origine dei terremoti, che egli chiamò della dilatabilità. Quando una roccia viene compressa, per la collisione di due placche, per esempio, essa si deforma e in seguito si frantuma; però prima di frantumarsi, ha la tendenza a gonfiarsi. Il rigonfiamento a sua volta è accompagnato da certi mutamenti in alcune caratteristiche fisiche come la resistenza elettrica e la velocità di propagazione delle onde attraverso la roccia. Misurando l’andamento di queste alterazioni, si possono prevedere i terremoti. Le prime fasi di tutti i terremoti sembrano contrassegnate dall’insorgere di una serie di tensioni elastiche nell’interno della crosta terrestre, simili all’energia immagazzinata in una molla compressa. Questa energia viene liberata gradualmente, provocando la frattura delle parti di crosta sottoposte agli sforzi. Poi, secondo Brace, l’acqua si infiltra nelle zone non sature di acqua, con conseguente aumento dell’attività sismica e della pressione nei pori delle zone fratturate. Tutto questo, a sua volta, indebolisce la roccia al punto che si verificano piccoli scuotimenti precedenti alle scosse di maggiore portata. A questo punto le tensioni scendono bruscamente, le fessure si chiudono parzialmente e le rocce riacquistano in parte le loro caratteristiche originarie.
A un’esplosione iniziale di attività sismica segue un periodo di calma prima delle scosse più violente. I sintomi premonitori generalmente vengono misurati mediante strumenti chiamati sismometri, che riescono a rilevare i più deboli stati vibratori della Terra. Oggi un sistema di sismometri, può registrare le onde sismiche che si sviluppano quasi in ogni angolo del globo. Bastano appena dieci secondi perché l’immenso apparato sismico di grande sensibilità registri un qualsiasi fremito del suolo, anche se il movimento è dell’ordine di un milionesimo di metro. Le microscopiche rilevazioni vengono successivamente amplificate di molte diecine di migliaia di volte e registrate su carta.

Le onde sismiche, durante il loro viaggio attraverso la Terra, vengono deviate e riflesse e, prima di poter identificare la fonte del terremoto, è necessario tener conto delle distorsioni. Lo scopo viene raggiunto con l’aiuto di un modello, una specie di quadro teorico di quel che potrebbe essere la vera causa. Le indicazioni prodotte dal modello, relative alle tensioni, alla forma e al percorso delle onde sismiche, vengono poi confrontate con le letture sismiche effettive. Se ripetuto molte volte, disponendo di informazioni sempre migliori in ogni fase, si è constatato che questo procedimento fornisce informazioni esatte in merito all’origine del terremoto. Nel caso più semplice un modello del genere può localizzare l’ipocentro del terremoto. A un livello più complesso, può indicare l’orientamento della faglia sotto sforzo e la direzione di slittamento rispetto alla superficie del suolo. In pratica sembra che la durata dei segni premonitori sia proporzionale alla intensità del terremoto susseguente. Quanto più lungo è il periodo di incubazione, tanto più forti saranno le scosse. Alcuni terremoti abbastanza violenti, appartenenti al settimo grado della scala Richter, sono stati preceduti da indizi emessi alcuni anni prima dell’avvenimento.

Come prevedere il terremoto con i magnetometri

Una maniera di misurare la grandezza del fenomeno sismico in evoluzione, oltre all’uso dei sismografi, sta nell’impiego di magnetometri atti a registrare le alterazioni elettromagnetiche delle rocce. Negli Stati Uniti, in Cina e nell’URSS i mutamenti che avvengono nelle rocce della crosta sono stati registrati anche facendo passare una corrente elettrica nella profondità del terreno fra due punti alla distanza di parecchi chilometri. L’analisi delle variazioni di tensione rilevate fra i vari punti hanno rivelato preceduti da una diminuzione dell’attività elettrica della crosta.

Come prevedere il terremoto osservando gli animali

Il dott. Barry Raleigh dello US Geological Survey di Menlo Park, in California, fece uno studio sul comportamento degli animali prima di un terremoto. Non si sa il perché gli animali siano sensibili all’attività sismica, ma la loro utilità nella previsione dei terremoti è confermata dalla storia.
A confermare questa tesi fu il dott. A. J. Kalmijn, studioso di biologia marina in California, che fece passare una corrente elettrica attraverso una vasca d’acqua in cui erano contenuti dei pesci gatto. I pesci entrarono in stato di agitazione reagendo violentemente al rumore e alle vibrazioni, per cui lo studio concluse che i pesci potevano percepire i più deboli cambiamenti del campo elettrico terrestre che si verificano prima di un terremoto.prevedere il terremoto

Nel dicembre 1976 lungo la faglia dl San Andreas, in California, vennero sistemate delle piccole scatole refrigerate contenenti un certo numero di scarafaggi. Ogni scatola aveva dei sensori applicati sul fondo, in modo da registrare tutti i movimenti fatti dagli scarafaggi. «Ogni disturbo recato al normale ritmo ciclico degli scarafaggi ne altererà il comportamento», previde la dott. Ruth Simon dello US Geological Survey. E, analogamente ai pesci gatto, anche gli scarafaggi dimostrarono uno strano comportamento all’avvicinarsi di un evento sismico.
Uno studio russo ha registrato che le formiche prendono le loro uova e abbandonano i loro nidi, dando luogo a una migrazione In massa, prima di un terremoto. I fagiani gridano in coro l’allarme prima che la terra cominci a tremare. Capre e antilopi rifiutano di entrare negli ovili coperti, già ore prima del terremoto, e le tigri e altri felini dei giardini zoologici si comportano in maniera simile alcune settimane prima che si verifichi un terremoto. Lo studio concludeva che «questi non sono casi isolati, ma fanno parte di un vasto modello della natura che i ricercatori hanno osservato molte e molte volte. Non v’è dubbio che gli animali siano dotati di sistemi di allarme che li avvertono quando devono abbandonare le zone che stanno per diventare pericolose».

Il problema del controllo dei terremoti non può essere risolto solamente dagli scienziati. Le ricerche scientifiche in tutti i rami della sismologia richiedono volontà politica, oltre che denaro, per portare a termine programmi che hanno come fine la salvezza di vite umane.

Le misteriose previsioni dei terremoti di Raffaele Bendandi, sismologo autodidatta

Raffaele Bendandi (nato a Faenza nel 1893 e morto nel 1979) per tutta la vita ha studiato da autodidatta i terremoti e il modo per prevederli. La sua teoria si basa sull’idea che la luna e gli altri pianeti del sistema solare esercitinoun influsso non soltanto sulle maree, ma anche sui movimenti della costa terrestre.

Il 23 novembre registrò presso un notaio la sua prima previsione del terremoto:
– Il 2 gennaio 1924 si sarebbe verificato un terremoto nelle Marche, e quel giorno effettivamente ci fu un terremoto a Senigallia.
– Bendandi predisse correttamente anche la data del terremoto del 6 maggio 1976 in Friuli che causò quasi mille morti.
– Nelle carte che ha lasciato alla sua morte, Bendandi ha annotato alcune date future, senza però indicare i luoghi. Per esempio ha previsto esattamente la forte scossa dell’11 marzo 2011 che ha devastato il Giappone, e poi quella del 24 marzo che ha colpito la Birmania.
Le prossime scosse che ha previsto Bendandi dovrebbero verificarsi nei giorni 13, 14, 15, 16, 27 e 30 ma non si sa ne il mese, ne l’anno e nemmeno il luogo.

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